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Ecco il piano di Mattis per Trump contro Isis

Jim Mattis
Da giorni circolano indiscrezioni circa il piano americano per sconfiggere lo Stato islamico che il segretario alla Difesa Jim Mattis ha consegnato a Trump. Il piano rimane secretato, ma siccome nulla di quanto succede nel processo di governo rimane completamente all’oscuro, ecco che si affacciano sulla stampa i primi dettagli. Le operazioni americane non si discosteranno molto da quelle eseguite sotto il comando di Obama; ci sarà piuttosto una intensificazione dell’impegno diretto delle forze Usa in Siria, dove ora sono presenti 500 membri delle forze speciali. A quanto è dato di capire, a questi si aggiungeranno altri uomini incaricati di condurre bombardamenti di terra contro le posizioni dell’Is nell’ambito della prevista offensiva contro Raqqa, la capitale del califfato. Le forze fresche si affiancheranno agli alleati già presenti sul terreno, vale a dire quel corpo, le SDF, dominato dai miliziani curdi, cui spetterà l’onere (e l’onore) di liberare la città siriana dal flagello nero. 
 
La vera svolta americana, come rivela oggi il New York Times, consisterà nel cambiamento delle regole d’ingaggio, quelle che finora avevano costretto i generali ad attendere la luce verde della Casa Bianca per ogni operazione rischiosa. Il prudente e riluttante Obama aveva legato le mani ai suoi ufficiali, la cui frustrazione era divenuta ormai di dominio pubblico. Ebbene, sembra proprio che a breve questo problema non ci sarà più: i comandanti avranno maggiore discrezionalità nella scelta degli obiettivi e di quando e come cercare di colpirli. 
 
Lo Stato islamico è ormai in ritirata su più fronti: a ovest, in Iraq, sta per perdere la roccaforte di Mosul. E ieri è stata annunciata la (ri)liberazione di Palmira, la sposa del deserto ricaduta nelle mani dei tagliagole lo scorso dicembre. L’altro ieri invece fonti irachene avevano rivelato come il califfo abbia diffuso un messaggio di “addio” ai suoi miliziani in cui li esortava a fuggire in vista di una riorganizzazione dei ranghi o, in alternativa, a farsi uccidere in attacchi kamikaze contro i nemici. La sconfitta è imminente e agli americani non resta che premere l’acceleratore, intestandosi la preziosa vittoria contro l’avversario più insidioso e minaccioso che vi sia in circolazione, dopo ovviamente Russia e Cina.


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