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La Siria, Assad e l’odissea dei cristiani d’Oriente

siria assad paolo dall'oglio

Il 15 marzo 2011 un piccolo gruppo di siriani, per la prima volta nella storia di quel paese, osava rompere il muro della paura, radunandosi davanti al palazzo-simbolo dell’incubo e della sottomissione, il Ministero dell’Interno, quello dal quale dal giorno del golpe che portò al potere gli Assad dipende la sistematica repressione di ogni pensiero che non sia “il pensiero”. Una repressione che si è sempre avvalsa di una galassia di servizi segreti i cui metodi sarebbero stati studiati da un “ospite” tanto illustre quanto famigerato, quell’Alois Brunner, assistente di Adolf Heichmann, che lo definì “il suo uomo migliore”.

Non è possibile scrivere qui la storia della rivoluzione siriana, si può certamente dire, però, che dopo essere nata libertaria e nonviolenta è stata prima repressa con inaudita ferocia, poi tradita da chi ha finto di sostenerla per impossessarsene e così capovolgerla, infine dimenticata dal mondo, mentre due ferocie infierivano contro i suoi protagonisti. Basti la storia dei suoi due principali “profeti” a indicarlo: il gesuita italiano Paolo Dall’Oglio (nella foto), espulso da Assad e sequestrato dall’ISIS, e l’attivista per i diritti umani Razan Zeituneh, ricercata per anni dal regime e poi sequestrata dai jihadisti di Jaish al Islam. Opposti estremismi, forse prodotti di quelle convergenze parallele del deserto dove solo sapendo cavalcare due destrieri si sopravvive.

Questa storia terrificante ha distrutto la Siria e fatto di quello siriano un popolo errante sulla Terra, ma senza terre promesse. I suoi figli, come degli Enea del Terzo Millennio, sono fuggiti da Aleppo, da Daraa, da Homs, da Hama, da Idlib, da Qusayr e da tantissime altre città assediate e poi distrutte, molto spesso con i loro padri, i loro Anchise, sulle spalle.

Qual è la lezione che questa guerra, non ancora conclusa ma soprattutto non ancora capita, ha lasciato in particolare a noi e ai suoi figli cristiani, alla ricerca di una via che non sia figlia né di paura né di odio? Pronunciate prima del suo sequestro, nel 2013, le parole di padre Paolo Dall’Oglio sono profetiche e valgono ancora oggi: “Io non ho l’impressione che, al di là del pigolio vittimista, ci sia stata una vera preoccupazione per i cristiani orientali. Non c’è stata in Iraq, non c’è stata in Libano [durante la Primavera dei Cedri del 2005]; non c’è stata una vera solidarietà costruttiva, cittadina, incoraggiante i cristiani e richiedente all’altra parte, alle altre parti, di accogliere l’idea di una cittadinanza comune all’interno di un progetto civile democratico. No, io ho l’impressione che i cristiani orientali siano una buona scusa per progetti elettorali europei. Altrimenti bisognava operare da subito, appena è giunta questa occasione senza ritorno che è̀ l’inizio della Primavera araba, in solidarietà con un popolo che chiede democrazia, colorata di islam come in Europa la democrazia è colorata di radici cristiane. E allora i cristiani sarebbero stati co-protagonisti, co-autori. Ce ne sono, grazie a Dio. Ma se questa solidarietà continua a mancare nel cinismo, nello sfruttare la condizione dei cristiani orientali a scopi elettorali, beh… un giorno bisognerà celebrare un altro Giorno della Memoria”.

Per questo, secondo me, il segretario di Stato della Santa Sede, il cardinale Pietro Parolin, in occasione del Concistoro sul Medio Oriente, alla presenza di Papa Francesco, pur consapevole delle enormi difficoltà del momento, ha detto: “I cattolici, come un piccolo gregge, hanno la vocazione di essere lievito nella massa. Essi, uniti tra di loro e con i fedeli delle altre Chiese e confessioni cristiane, e collaborando con gli appartenenti ad altre religioni, soprattutto con i musulmani, sono chiamati ad essere artefici di pace e di riconciliazione e, senza cedere alla tentazione di cercare di farsi tutelare o proteggere dalle autorità politiche o militari di turno per “garantire” la propria sopravvivenza, devono offrire un contributo insostituibile alle rispettive società che si trovano in un processo di trasformazione verso la modernità, la democrazia, lo stato di diritto e il pluralismo”. Questo per i cristiani è ancora il nodo irrisolto, e da risolvere.

(Foto credits: veDro – l’Italia al futuro/Flickr)



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