Aggiornare il welfare italiano all’era dell’industria 4.0 e serrare i ranghi tra le varie forme di previdenza, ripensandone la geografia e l’architettura. In mezzo, la questione voucher, su cui il governo non ha ancora sciolto le riserve in merito a possibili correttivi, in vista del referendum del 28 maggio. Di tutto questo si è parlato nel corso di un convegno al Senato dedicato al giuslavorista Marco Biagi a 15 anni dal suo assassinio per mano delle Brigate Rosse, promosso dal centro studi da lui stesso fondato, Adapt e dall’associazione Amici di Marco Biagi. Obiettivo dell’iniziativa, valutare una serie di proposte da inserire in un apposito Libro bianco per un welfare della persona, ripensando così un intero sistema per metterlo al passo coi tempi.
SACCONI E IL PROBLEMA DELLE MACCHINE
Maurizio Sacconi, senatore e presidente della commissione Lavoro nonché presidente dell’associazione Amici di Marco Biagi, ha posto una problematica preliminare. Il lavoro non può più ignorare il problema delle macchine nelle imprese e nelle fabbriche. “Oggi, con la tecnologia, c’è un problema-macchine, che spesso e volentieri sostituiscono il lavoratore. E questo crea paura, timore, producendo una vera fuga dal lavoro per le imprese stesse”, ha spiegato Sacconi. Di qui, la domanda: come è possibile tutelare i lavoratori che in un modo o nell’altro vengono “tagliati” fuori dalla progressiva automatizzazione delle imprese?
I FONDI-PASSERELLA
Per risolvere, almeno in parte, tale problema Sacconi ha lanciato una sua proposta. Creare appositi fondi-passerella in grado di mettere sotto lo stesso cappello le diverse forme di previdenza (pubblica o complementare) unitamente a i vari settori del lavoro, a cominciare dalla sanità. In pratica, una struttura flessibile in grado di garantire prestazioni anche a chi per un motivo o per l’altro rimane fuori dal mondo del lavoro. “Credo che sia arrivato il momento di riuscire a garantire forme di tutela a tutti, arrivando a fornire prestazioni in grado di adattarsi alle esigenze specifiche di ognuno”. Sacconi ha però messo dei paletti. Primo, “i fondi che ho in mente devono accompagnare la persona dalla culla alla tomba. Perché l’attuale impostazione si ferma con la pensione ma questo non va bene, perché il difficile viene proprio dopo la pensione, quando si è più anziani”. E poi “la contabilità (dei fondi, ndr) deve rimanere separata, per ovvie ragioni di bilancio”
CHE COSA PROPONE IL LIBRO BIANCO
Venendo al merito del Libro bianco, essenzialmente tre le proposte contenute. Il presupposto di partenza è l’attuale stato della società italiana, stretta nella morsa del declino demografico da un lato e di un’oppressione fiscale dall’altro. Il che ha finito con lo schiacciare in particolare il ceto medio, che non ce la fa più a fronteggiare tutte le esigenze familiari, dall’educazione e occupabilità dei figli alla cura dei genitori anziani, in particolare quando non più autosufficienti. Che fare? Per rilanciare la famiglia, per esempio, è stato proposto un piano per la fertilità che non si esaurisca in un sostegno economico alle nascite o in un sistema fiscale che tenga conto della numerosità del nucleo familiare. “Gli assegni familiari e, ancor più, le detrazioni Irpef spettano infatti a platee troppo vaste per poter garantire importi sufficienti ad incidere sulle scelte delle famiglie”. E poi “riconoscere deduzioni ed assegni di importo crescente con il numero dei figli concentrando così gli aumenti sui secondi figli e successivi”.
UN PREMIO AL LAVORO
Altro punto, un premio al lavoro, che possa superare i tradizionali bonus, sussidi e sgravi. Di che si tratta? Si tratta di uno strumento riservato ai lavoratori con basse retribuzioni, che prevede un’integrazione dello stipendio fino ad una determinata soglia inferiore a quella della no tax area, a beneficio di giovani fino a 30 anni, over 60 e lavoratori con minori a carico. In altre parole, una progressiva integrazione per certe fasce di stipendio, a carico dello Stato.
FORMAZIONE DIGITALE
Ancora, il ruolo della formazione e dell’apprendistato: che non deve essere più limitato a un certo periodo ma più semplicemente vita natural durante. Una formazione, s’intende “al passo coi tempi, costantemente aggiornata: è bene evitare l’esclusione sociale di molti attraverso investimenti sulle conoscenze, competenze e abilità di ciascuna persona, di tutte le persone. Ciò significa una rivoluzione intelligente dei programmi didattici, degli obiettivi formativi, delle strategie pedagogiche sulla base di una integrazione tra istruzione, formazione, lavoro”, hanno spiegato gli autori nel libro.
LA SFIDA DI CONFINDUSTRIA
Un convegno su Biagi non poteva poi non essere l’occasione per allargare il confronto ad altre questioni, per certi versi non meno importanti della necessità di aggiornare il welfare. Carmelo Barbagallo, leader della Uil ha lanciato una sfida a Confindustria, rappresentata per l’occasione da Maurizio Stirpe, vicepresidente dell’associazioni per le relazioni industriali e per il lavoro. E cioè, arrivare alla definizione di quel tra lavoratori e imprese. Pronta la risposta di Stirpe: “i tavoli tecnici stanno andando avanti su tutte le materie. Noi siamo pronti: siamo pronti anche sugli assetti contrattuali. Quando volete”.