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Così Orban mette le mani sulla Banca centrale ungherese

Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha in mente i nomi non solo del governatore, ma anche dei due vicegovernatori della Banca centrale ungherese che intende nominare a breve. Si tratta dell’attuale ministro dell’Economia Gyorgy Matolcsy, noto per le sue politiche economiche “non convenzionali”, dell’ex presidente dell’Associazione bancaria Mihaly Patai e dell’attuale segretario della stessa associazione Levente Kovacs. Lo hanno scritto il quotidiano Magyar Hirlap, il sito hvg.hu e l’indiscrezione è stata rilanciata dal giornale economico online Portfolio.hu.

Patai attualmente è il numero uno della controllata ungherese di UniCredit. Portfolio scrive che Jozsef Sipos, direttore delle comunicaizoni di UniCredit Bank Budapest, ha detto di aver sentito queste informazioni soltanto dalla stampa, quindi non c’è alcuna fonte ufficiale e confermarlo.

L’attuale governatore Andras Simor è particolarmente inviso a Orban. Il tentativo del primo ministro di limitarne l’autonomia è stato al centro di un duro braccio di ferro con l’Unione europea.

Nominato dalla precedente maggioranza socialista, Simor è in scadenza e il suo mandato si chiude il 3 marzo. Il 27 marzo scade anche il mandato del vicegovernatore Ferenc Karvalits, mentre quello della vicegovernatrice Julia Kiraly si chiude a luglio.

Orban, nell’ultimo anno e mezzo, è stato al centro delle critiche in Europa proprio per la sua volontà di comprimere i poteri indipendenti alle linee del governo. Con il cambio della guardia ai vertici della Banca centrale, il suo grip sulla politica monetaria probabilmente aumenterà.

Il principale obiettivo è stata proprio la Banca centrale, alla quale il governo chiedeva una politica monetaria più “morbida”. Una delle promesse fatte dalla Fidesz nelle elezioni politiche di due anni fa era quella di porre termine alla dolorosa austerità che l’Ungheria ha dovuto seguire per mettere sotto controllo il suo deficit.

Il governo di destra ha quindi messo in campo una legge sulla Banca centrale che di fatto riduceva l’autonomia dell’istituto centrale, alla quale la Commissione europea ha risposto con molta decisione ponendo la sua modifica come pre-condizione per la ripresa dei negoziati che dovrebbero portare all’assegnazione di un prestito da 15 miliardi di euro a Budapest da parte dell’Ue e del Fondo monetario internazionale. Dopo che la situazione si è sbloccata, sono riprese le trattative, ma per il momento il prestito non è stato ancora deciso.



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