L’intervista rilasciata qualche giorno fa al Corriere della sera da Marco Follini, per annunciare il suo ritorno alla politica, sintetizza mirabilmente la situazione nel panorama politico attuale.
L’ex segretario dell’Udc afferma che esiste un’Italia lontanissima da Grillo, che non è convinta del Pd e non rimpiange certo Berlusconi.
Infatti, la realtà è proprio quella che fotografa Follini. Basta fermarsi per qualche attimo a riflettere sui vari fatti che sono sotto gli occhi di tutti per capire che non basta più il “culto della leadership, né l’ansia della novità”. Il confronto-scontro da Lucia Annunziata tra Salvini e De Magistris, e la sortita di Grillo a Genova ne sono la prova evidente.
Lo squallore andato in onda domenica da Lucia Annunziata a In ½ Ora tra il sindaco di Napoli De Magistris e il capo leghista Salvini è l’ennesimo colpo inferto alla politica, considerati i proclami apocalittici ormai rituali di un sindaco alla ricerca quotidiana di legittimazione che, giorno dopo giorno, viene meno, non solo tra i cittadini napoletani, ma anche tra gli esponenti della maggioranza che guida il Comune partenopeo.
Non da meno possono ritenersi i toni consueti da filippica contro l’euro, contro gli immigrati, contro gli scambi commerciali di Matteo Salvini. Inutile e noioso fermarsi a commentare anche gli insulti che si sono scambiati i due personaggi durante la trasmissione. E ci sono ancora noti editorialisti e commentatori che si affannano a dare credito a questi signori poco inclini a considerare la politica come arte del buon governo, della mediazione, della sintesi. Per essere all’altezza della gestione della cosa pubblica non è necessario usare toni da crociata, aggressivi e minacciosi.
Le condotte divisive possono suscitare consenso in gente rancorosa, ma non aiutano certo a governare. Matteo Renzi ne sa qualcosa. La politica si fonda sul rispetto dell’altro, nel momento in cui viene meno questa elementare regola è la giungla.
Beppe Grillo e il suo M5s ne sono protagonisti. Le vicende verificatesi a Genova, dove c’era da scegliere il candidato sindaco dei grillini alla prossime comunali, hanno chiarito che il dominus del M5s è Grillo con i suoi accoliti. Infatti, il nome votato e preferito dalla base non era lo stesso voluto dal capo e dalla sua ristretta oligarchia, per cui la scelta è stata annullata e si voterà di nuovo.
Parte del M5s reagirà e nelle diverse realtà locali si ribellerà, organizzando movimenti al di fuori e in dissenso dalla visione totalizzante di Grillo. Il risultato sarà altre divisioni, ennesima frammentazione. Gli esponenti di un nuovo movimento politico, se vogliono conquistare fiducia e consenso, devono dimostrare chiarezza e trasparenza, la linea del “ghe pensi mi” è già stata sperimentata da noti predecessori del comico genovese, ed è fallita miseramente.
Come sostiene Marco Follini nella sua intervista il tema da affrontare oggi è: […] “La coesione e poiché l’unico progetto di unificazione del Paese è quello che hanno interpretato i democristiani, se riusciamo a proporci non come i reduci e non solo come gli eredi, forse qualcosa da dire ce l’abbiamo ancora”.