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Welfare Index PMI, tutti i dettagli

“In un momento storico in un cui il welfare pubblico non è sufficiente, sono le imprese a doversene fare carico, soprattutto le Pmi in cui sono impiegati l’80% dei dipendenti privati italiani. Ed è ovvio che le nostre piccole e medie imprese debbano essere supportate in questo percorso per migliorare il benessere dei lavoratori e portare benefici anche all’impresa stessa”. A dirlo a Formiche.net è Lucia Sciacca, direttore Comunicazione e Sostenibilità di Generali Country Italia.

L’INIZIATIVA

Generali promuove Welfare Index PMI con la partecipazione delle maggiori confederazioni italiane: Confindustria, Confagricoltura, Confartigianato e Confprofessioni. L’iniziativa è alla seconda edizione ed è mirata a diffondere la cultura del welfare in Italia. L’evento si terrà il prossimo 28 marzo a Roma, presso la sede dell’Università Luiss Guido Carli, alle ore 9:45 alla presenza del ministro Giuliano Poletti. Il progetto, sviluppato con le principali associazioni di categoria, comprende innanzitutto un rapporto che fotografa per la prima volta la situazione del welfare delle piccole e medie imprese in Italia.

IL WELFARE E LE PMI

“In tema di welfare, le grandi imprese anche nel nostro Paese sono maggiormente strutturate e offrono soluzioni, anche evolute, ai propri dipendenti – spiega Sciacca – Necessitano invece di un sostegno le Pmi, che nell’ossatura produttiva italiana hanno un peso importantissimo. In molti casi il welfare è poco conosciuto, ma ci sono altrettante realtà in cui, quando aumenta la conoscenza, aumentano le pratiche di welfare per i dipendenti, anche grazie agli incentivi e agevolazioni pubbliche”.

IL REPORT

Per fare una fotografia ancora più precisa, la ricerca 2017 ha analizzato gli impatti in termini di produttività, grado di soddisfazione e livello di fidelizzazione dei lavoratori oltre che di reputazione. “In questa edizione, nell’indagine sono state coinvolte oltre 3.400 aziende, il 60% in più del 2016 – sottolinea Sciacca -. La ricerca rappresenta la prima mappatura sistematica della diffusione del Welfare aziendale, che quest’anno si è allargata da tre ai cinque settori produttivi– agricoltura, industria, artigianato, commercio e servizi, studi e servizi professionali – e al terzo settore”.

LE AREE DELL’INDAGINE

L’indagine ha analizzato le attività delle Pmi in 12 aree di Welfare aziendale, da quelle più classiche della previdenza e della sanità integrativa, fino alla conciliazione vita-lavoro, al sostegno economico e alla formazione dei dipendenti e dei familiari; ma anche cultura, ricreazione e tempo libero fino all’integrazione sociale e al sostegno dei soggetti deboli e al welfare allargato al territorio. I dati saranno pubblicati il prossimo 28 marzo. “I dati dello scorso anno vedevano il 40% di aziende attive in almeno 4 aree e il 10% in almeno 6 aree”, continua Sciacca. Un risultato che sembra incoraggiante, ma che in realtà mostra quanta strada ci sia ancora da fare nel percorso verso un sistema di welfare integrato.

L’EDIZIONE DEL 2017

Nell’edizione 2017 è stata introdotta una importante novità: il Rating Welfare Index Pmi, che è stato attribuito a tutte le imprese partecipanti e che permette loro di comunicare il proprio livello di welfare in modo immediatamente riconoscibile trasformandolo in un vantaggio competitivo. “Il rating si basa su un modello di misurazione che considera, per ognuna delle 12 aree di welfare aziendale, l’ampiezza e la tipologia delle iniziative attuate, il livello di proattività dell’impresa e il grado di coinvolgimento dei lavoratori nelle scelte”, spiega Sciacca. A ogni azienda partecipante è stato attribuito un valore di rating che va da 1W a 5W in ordine crescente in base alla pervasività del welfare applicato in azienda. Le imprese con rating di 1W “sono nella prima fase di sviluppo del welfare aziendale, mentre il punteggio 2W è stato attribuito alle imprese attive mediamente in 3-4 aree della classificazione Welfare Index Pmi”. Vanno 3W alle imprese con ampiezza di iniziativa superiore alla media (5-6 aree di welfare aziendale presidiate); più di una iniziativa in alcune aree; presenza di iniziative autonome oltre le misure previste dai contratti collettivi nazionali.

LE IMPRESE PIU’ VIRTUOSE

“Le aziende più virtuose, infine – evidenzia Sciacca – sono quelle con rating di 5W, che hanno un sistema di welfare aziendale caratterizzato da ampiezza molto rilevante (almeno 8 aree coperte nella classificazione Welfare Index Pmi), intensità elevata (normalmente più di un’iniziativa per area, anche oltre le misure previste dai contratti collettivi nazionali), orientamento all’innovazione sociale, rilevante impegno economico-organizzativo e sistematico coinvolgimento dei lavoratori”. Si fermano invece a 4W le imprese che hanno attività in almeno 6 aree della classificazione Welfare Index PMI, anche con più di una iniziativa in alcune aree, e che coinvolgono i lavoratori.

L’OBIETTIVO

“L’obiettivo finale di questa iniziativa – conclude – è creare cultura sul welfare e presentare alle imprese casi di applicazione reale che siano scalabili. L’interesse è elevato, anche perché in questo momento gli incentivi fiscali spingono ad applicare politiche sempre più intensive di welfare, insieme alla consapevolezza che avere lavoratori soddisfatti sia un grosso stimolo alla produttività e un aspetto che incide sulla reputazione aziendale”.


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