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Chi lucra dall’estero sul soccorso dei migranti. Le accuse dei magistrati

ong

Dubbi, inchieste di cui si è parlato poco, ma un attacco così diretto e pesante contro le organizzazioni non governative che raccolgono migranti nel Mediterraneo non si era ancora visto. L’ha portato il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, in audizione davanti al Comitato parlamentare Schengen esplicitando tanti interrogativi. “A partire dai mesi di settembre-ottobre 2016 – ha detto Zuccaro – abbiamo registrato un improvviso proliferare di unità navali di piccole Ong che hanno accompagnato fino al nostro territorio i barconi dei migranti. Abbiamo registrato la presenza, nei momenti di maggior picco, di 13 assetti navali”. L’istintiva obiezione è quella di un intervento sollecitato dalla sala operativa della Guardia Costiera, ma il procuratore ha rilanciato: “Chi ha detto che a chiamare le Ong sia direttamente la sala operativa? Non possiamo escludere che siano altri a richiedere l’intervento… Il dato oggettivo che va analizzato è che non è detto che i migranti siano destinati al porto catanese…”.

Sono almeno tre le procure che stanno indagando sul fenomeno: Catania, Palermo e Cagliari, ma non si esclude l’apertura di fascicoli da parte di altri uffici giudiziari. Le difficoltà degli inquirenti sono però oggettive, tanto che finora non è stato contestato nessun reato. Certo diverse cose non tornano: Zuccaro ha spiegato che il Paese europeo con il maggior numero di Ong impegnate è la Germania cui fanno capo cinque organizzazioni con sei navi, tra cui le due di Sos Mediterranée. I costi mensili sono molto elevati: la nave Aquarius di Sos Mediterranée, per esempio, ha un costo di 11 mila euro al giorno, mentre la Moas di Christopher e Regina Catrambone, con sede a Malta, costa 400 mila euro mensili e ha due navi: Phoenix, battente bandiera del Belize, e Topaz con bandiera delle Isole Marshall. “Crea sospetti – ha detto il procuratore – anche questo dato dei Paesi che danno bandiera alle navi. E ci si deve porre il problema di dove venga il denaro per sostenere costi così elevati, quali siano le fonti di finanziamento, anche se non sarà facile”.

La domanda più delicata posta da Zuccaro è stata la seguente: “E’ consentito a organizzazioni private sostituirsi a forze politiche e alla volontà delle Nazioni?”. La domanda rivolta alla politica (italiana ed europea) nasconde l’esistenza di una strategia precisa perché l’ipotesi investigativa è che “ci possa essere la volontà di creare corridoi sicuri. Questo è un dato oggettivo”, perché a Catania negli ultimi quattro mesi del 2016 il 30 per cento dei migranti soccorsi è arrivato con navi Ong e in questo inizio del 2017 “siamo già al 50 per cento”, forse perché le loro navi “sono più vicine al limite delle acque internazionali e sono alla ricerca di migranti”.

A conferma di uno sbilanciamento dei dati, l’ammiraglio Enrico Credendino, comandante della missione Eunavfor Med, al Corriere della Sera del 22 marzo ha detto diplomaticamente che le navi delle Ong operano “al limite delle acque territoriali libiche” (forse non poteva dire che probabilmente vi entrano pure) e che pur se la missione ha salvato 34 mila persone, ciò equivale solo all’11,8 per cento del totale.

Tornando all’audizione, Zuccaro ha anche detto che comunque non cala il numero di morti e che per ogni barcone che affonda se ne calcolano 500-600. Il procuratore ha poi reso noto di aver diramato una circolare in base alla quale non vanno fermati i migranti costretti dai trafficanti a fare gli scafisti e ha confermato quanto da tempo sostengono l’intelligence e l’antiterrorismo, cioè che il potenziale problema terrorismo non riguarda chi è sui barconi, ma chi (una volta arrivato) possa radicalizzarsi in carcere, come verificato in due istituti catanesi, e anche nell’agricoltura. Segnali in questo senso vengono dal Ragusano dov’è diffuso il caporalato. La mafia non punta al traffico vero e proprio bensì, ha aggiunto Zuccaro, a intercettare “il flusso di denaro abbastanza cospicuo che riguarda i centri di accoglienza”. La contabilità non mente: al 21 marzo sono sbarcate 19.582 persone, il 31,88 per cento in più del 2016, ma solo nella mattinata del 22 marzo altre 636 sono giunte a Messina, compreso un neonato venuto alla luce a bordo della nave militare spagnola Canarias.



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