L’utilizzo di software contraffatti da parte delle imprese italiane ha effetti negativi sull’intero sistema economico. Lo dimostra “Software contraffatti e concorrenza sleale. Il caso italiano”, uno studio realizzato dal Centro di Ricerche su Sostenibilità e Valore della Bocconi (CReSV) in collaborazione con Microsoft che analizza le correlazioni tra investimenti in programmi informatici e variabili economico-finanziarie delle imprese italiane. Le stime del rapporto annuale BSA (Business Software Alliance), riportano che l’Italia è il secondo Paese in Europa per uso di software contraffatti dalle aziende, con un tasso di pirateria che si aggira intorno al 48%, rispetto a una media europea del 34%.
Ciò che emerge dallo studio condotto è che l’azione delle aziende scorrette non solo ha un impatto negativo nel settore in cui esse operano, ma finisce per intaccare anche l’insieme del sistema produttivo del Paese. A questo si aggiunge il fatto che utilizzare software illegali non porta neanche evidenti vantaggi dal punto di vista finanziario alle imprese, a fronte invece di elevati rischi dal punto di vista legale.
“I risultati di questa ricerca”, spiega Maurizio Dallocchio, responsabile scientifico CReSV Università Bocconi, “evidenziano come sia auspicabile una maggiore sensibilità al tema degli investimenti in software legali da parte delle imprese e del sistema nel suo complesso, per le evidenti implicazioni negative che la contraffazione della proprietà intellettuale determinerebbe a livello economico”.
Thomas Urek, direttore antipirateria, legal and corporate affairs Microsoft Emea, ha sottolineato l’importanza di “evidenziare come l’utilizzo di software contraffatto abbia un forte impatto negativo anche sul fronte della concorrenza e sull’intera economia locale”. “La ricerca dimostra infatti come la pirateria del software continui a drenare risorse all’economia legale, a danneggiare il nostro sistema produttivo e l’ecosistema delle startup italiane. Per questo a nostro avviso i governi dovrebbero accelerare l’evoluzione normativa a tutela sia della proprietà intellettuale che della libera concorrenza”, ha detto Urek.