Gli ex vertici di Mps hanno nascosto i documenti alla Banca d’Italia. E’ questo l’aspetto più inquietante emerso all’indomani delle dimissioni di Giuseppe Mussari dal vertice dell’Abi, responsabile insieme all’ex dg Antonio Vigni, tra il 2008 e il 2009, delle operazioni di finanza strutturata realizzate dal Montepaschi.
Contratti “tossici” che adesso costringeranno l’istituto a sottoscrivere ben 3,9 miliardi di Monti bond e a segnare in bilancio una perdita che potrebbe superare i 700 milioni di euro. La banca ha comunque detto di essere in grado di assorbire le conseguenze delle operazioni sui derivati. Il tutto mentre in Borsa il titolo è stato protagonista di un altra giornata da brivido: ha perso l’8,43% (a 0,25 euro) con quasi il 6% del capitale scambiato.
La conferma dell’omissione è arrivata in simultanea da due fronti. Dall’amministratore delegato, Fabrizio Viola, intervistato da SkyTg24, e dalla Banca d’Italia stessa. In particolare, Via Nazionale ha spiegato che “la vera natura di alcune operazioni riguardanti il Monte dei Paschi di Siena riportate dalla stampa è emersa solo di recente, a seguito del rinvenimento di documenti tenuti celati all’Autorità di Vigilanza e portati alla luce dalla nuova dirigenza di Mps”.
Come noto infatti Palazzo Koch era impegnata da metà 2011 a metà 2012 in un’ispezione a Siena, mentre la Consob aveva chiesto proprio nei mesi scorsi di estendere l’ispezione anche alle operazione su prodotti strutturati. “Le operazioni di Mps sono ora all’attenzione sia della Vigilanza sia dell’Autorità giudiziaria” spiega Via Nazionale e sviluppi su quel fronte potrebbero così arrivare prossimamente.
A questo aspetto si aggiungono poi le parole del nuovo amministratore delegato del Montepaschi, Viola, secondo cui né Via Nazionale né la Consob erano state informate dell’esistenza di questi contratti. “Bisogna sottolineare – ha spiegato il banchiere – che si tratta di operazioni complesse caratterizzate da strutture contrattuale altrettanto complesse. Chiaramente la possibilità da parte delle Autorità di vigilanza di conoscere queste operazioni in modo compiuto dipende dalla corretta contabilizzazione delle medesime e soprattutto dalla corretta gestione della documentazione. Diciamo che in queste situazioni sono mancate entrambe le condizioni”.
Adesso, quindi, si prospetta la strada dell’azione di responsabilità ai danni dei precedenti amministratori. Un’idea su cui stanno ragionando sia il primo azionista della banca, la Fondazione Mps, che il presidente Alessandro Profumo. Proprio quest’ultimo, intervistato dal Tg1 ha detto: “Nella misura in cui ci saranno gli estremi per tutelare il valore patrimoniale della banca certamente noi ci muoveremo. Ad oggi stiamo facendo tutte le analisi per capire chi ha fatto che cosa”.
Intanto, sullo sfondo si muove anche la Consob che a breve convocherà le parti in causa, dal collegio sindacale ai revisori dei conti, sia attuali che quelli della passata gestione (Kpmg ed Ernst&Young). Inoltre, si è appreso da fonti vicine alla Commissione, ieri è stata una giornata di continui contatti con il presidente Profumo che fanno seguito ai ripetuti incontri di questi giorni con i vertici della società, l’ultimo dei quali con Viola. In parallelo Consob ha collaborato con la Procura di Siena alla quale ha fatto diverse segnalazioni con possibili rilievi penali.
Proprio Viola, impegnato al fianco di Profumo a fare pulizia nei conti della banca, ha illustrato a SkyTg24 i dettagli dei Monti bond, che serviranno a tamponare l’emorragia conti e che hanno suscitato un vespaio di polemiche e attacchi dalle forze politiche. “La banca – ha detto – si impegna al rimborso fino all’ultimo euro” di queste obbligazioni, e un eventuale ingresso dello Stato nell’azionariato della banca ad oggi “non è in agenda” mentre non si temono scalate. D’altro canto Profumo ha avuto di precisare ai microfoni del Tg1 che non si tratta di “operazioni derivate” ma di “pronti contro termine” che hanno “una rilevante onerosità” per la banca. Da segnalare che domani il vertice dell’istituto si riunirà nel primo pomeriggio. All’ordine del giorno non è prevista la questione portafoglio titoli e derivati che sarà presa in esame a inizio febbraio.