La Cina sta lavorando a un “enorme e ambizioso piano” per costruire una grande rete mondiale dell’elettricità. In sostanza, si tratta di un’infrastruttura che “permetterebbe di rendere l’elettricità prodotta a Pechino o a Mosca subito disponibile in altre parti del mondo come Parigi o New York, grazie a una rete di stazioni di generazione di energia, alimentate soprattutto attraverso fonti rinnovabili”. Parola di Corrado Clini, ex ministro dell’Ambiente e ora docente alla Tsinghua University, che di recente ha partecipato a un convegno a Pechino con i vertici di State Grid corporation of China, la più grande società elettrica mondiale che distribuisce l’energia nel Paese della Grande Muraglia, del colosso cinese dell’Ict Huawei, della tedesca Siemens e dell’americana General Electric. All’appuntamento, ha raccontato “Il Foglio”, si è discusso dei “potenziali sviluppi di quella che i cinesi chiamano ‘internet dell’elettricità’ per metterla in parallelo con l’infrastruttura telematica mondiale di stampo americano”.
LA RETE MONDIALE DELL’ELETTRICITÀ
Secondo Il Foglio, “la tecnologia di trasmissione rapida dell’elettricità fu inizialmente messa a punto per il progetto Desertec, nato nel 2003 per catturare l’energia solare con pannelli fotovoltaici nel Sahara e trasferirla ai paesi nordafricani ed europei ma poi arrestato perché nel frattempo il contesto geopolitico dell’area è diventato proibitivo”. L’idea è stata rilanciata a settembre 2015 dal presidente Xi Jinping mutuandola però su scala mondiale con la Global renewable-energy grid, in pratica “la prima proposta di diffusione di tecnologia e servizi a livello globale avanzata dalla Cina in prima linea”. Un progetto che si sposa con lo sviluppo delle energie rinnovabili perché l’obiettivo finale è che l’energia che correrà in tutto il mondo provenga da eolico, solare e nucleare in modo da ridurre l’inquinamento ambientale.
LE MIRE FALLITE DI STATE GRID CORPORATION SULLA RETE ELETTRICA AUSTRALIANA
Che “l’internet dell’elettricità” stia arrivando, come la definiscono a Pechino, lo rivelano anche altri progetti che i cinesi hanno, a casa loro e in giro per il mondo. Non sempre riusciti, a dire il vero. Solo pochi mesi fa la State Grid ha dovuto rinunciare a mettere le mani sulla rete elettrica australiana visto che, come racconta “La Stampa”, erano state definite “contrarie all’interesse nazionale” le proposte di acquisto del 50,4% di Ausgrid da parte del colosso cinese e di Hong Kong’s Cheung Kong Infrastructure Holdings.
LE OPERE MASTODONTICHE CHE STANNO CAMBIANDO LA CINA
Tra le 25 opere mastodontiche che stanno cambiando la Cina “Il Corriere della Sera” indica il collegamento in cavo sottomarino per la seconda interconnessione elettrica tra l’isola di Hainan e la Cina continentale che verrà completato quest’anno. Si tratta di un nuovo sistema “che collegherà le reti di trasmissione di Guandong e di Hainan e che promette di migliorare l’efficienza e la qualità delle forniture di energia elettrica tra le due province” per una cifra che si aggira sui 474 milioni di euro.
ONE BELT, ONE ROAD
Conto alla rovescia poi per la Nuova Via della seta che promuoverà lo sviluppo delle infrastrutture – soprattutto di trasporto e di logistica ma anche elettriche – tra i Paesi dell’Asia e l’Europa sulla scia dei vecchi percorsi carovanieri che secoli or sono favorivano gli scambi commerciali fra i due continenti. Il maxi piano, denominato “One Belt, One Road” (OBOR) – cui lo European Council of Foreign Relations (ECFR) ha dedicato un’ampia analisi – è stato lanciato dal presidente cinese Xi Jinping nel 2013. “Un piano grandioso che potenzialmente coinvolgerebbe un’area che rappresenta il 55 % del Pil del mondo, il 70 % della popolazione mondiale e il 75 % delle riserve energetiche conosciute” afferma François Godement, direttore del programma Asia &China di ECFR, secondo cui però l’implementazione potrebbe richiedere fino a 35 anni.