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Eni, Egitto, Turkish Stream, North Stream. Cosa farà (e cosa non farà) Descalzi

claudio descalzi eni

L’ad di Eni, Claudio Descalzi, sceglie il parterre dell’Offshore Mediterranean Conference, la rassegna internazionale dell’oil&gas inaugurata ieri a Ravenna, per illustrare alcuni dei passaggi più importanti della politica energetica della società di cui è a capo. Descalzi parla ripetutamente con il ministro egiziano del petrolio, Tarek El Molla, incontra gli imprenditori e i vertici di Omc con Renzo Righini e Innocenzo Titone, parla con i giornalisti a più riprese durante la mattinata.

LE PAROLE DI DESCALZI

Interviene sull’estero, poi arriva alle questioni italiane. Fuori dai confini nazionali, l’Eni è lanciatissima quindi “non scenderà sotto l’attuale quota azionaria del 60% del mega-giacimento egiziano di Zohr”, “non ha alcun interesse nel North Stream perché porterebbe alla creazione di un hub del gas che non darebbe energia più economica all’Italia. Potrebbe però fare valutazioni sul Turkish Stream, perché il Paese ha comunque bisogno di approvvigionarsi”. A proposito della perforazione del pozzo Amoca-2, nelle acque poco profonde delle Baia di Campeche, nell’offshore del Messico Descalzi dice: “Abbiamo trovato dei livelli nuovi molto interessanti e molto spessi di olio buono, leggero, poco viscoso e quindi con grande produttività”.

DOSSIER VAL D’AGRI

La situazione italiana è riassunta nella frase “se ci fanno lavorare, noi investiamo”. E i due lati della medaglia sono rappresentati dalla Val D’Agri e da Ravenna. L’ad di Eni spiega che “in Val D’Agri c’è molto da investire, si tratta di investire in modo corretto. Bisogna concentrarsi per trovare il massimo consenso sul territorio”. E ancora: “Si possono investire miliardi e raddoppiare o triplicare la forza lavoro, ma investiremo solo se ci sarà un dialogo reale con le popolazioni, se si troverà un accordo. A maggio-giugno andrò lì per vedere se è possibile una collaborazione più ampia”. E se questa collaborazione non ci sarà, perché continuare a investire?”.

CAPITOLO RAVENNA

Diverso il discorso di Ravenna, l’altra faccia della medaglia. Questa città ha fatto da traino nel sostenere la ricerca e l’estrazione del gas in occasione del referendum anti-trivelle della primavera 2016. Qui si firmano gli accordi tra Regione e ministero dello Sviluppo economico per consentire l’attività estrattiva nel rispetto dell’ambiente e della sicurezza. Accade anche, nella tarda mattinata, che il sindaco Michele De Pascale, il presidente dell’Autorità portuale di sistema, Daniele Rossi, l’assessore regionale Palma Costi e il consigliere regionale Pd, Gianni Bessi, si chiudano in una stanza e che all’uscita si possano annunciare “600 milioni di investimenti in un mix di attività estrattiva legata al gas e di fonti rinnovabili con impianti eolici e solari installati su piattaforme non più in attività”. “Tra alcune settimane – aggiunge Descalzi – tornerò a Ravenna e parlerò in pubblico ai cittadini insieme al sindaco. Ravenna per noi è una base fondamentale. Abbiamo iniziato qui la nostra attività”.

GLI SCENARI

Le difficoltà incontrate in Italia hanno fatto sì che “oggi l’import sia arrivato al 90-95%, con costi molto superiori al resto d’Europa” e “quando l’energia costa cara, il nostro tessuto industriale muore perché non può competere all’estero, ma non ci si può neanche lamentare delle cose senza fare le analisi giuste”. Un segnale positivo viene da Confindustria. Presenti a Omc sia Confindustria Romagna che Confindustria Basilicata. Prove di dialogo in direzione del sostegno alle attività energetiche. Chiude il consigliere regionale Bessi: “C’è tanta voglia di fare. Fare in Italia, fare nel mondo grazie all’Italia”.


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