Andrea Romano non è più il condirettore de l’Unità. Lo storico e deputato Pd – che a settembre era stato scelto per affiancare Sergio Staino al vertice del quotidiano fondato da Antonio Gramsci dopo l’addio di Erasmo D’Angelis – da ieri è stato escluso dal giornale.
Una decisione – ha commentato Romano sentito dall’Huffington Post – arrivata senza che nessuno neppure gliela comunicasse: “È una cosa avvenuta a mia insaputa e all’insaputa del Partito Democratico. Da ieri nella gerenza del giornale non c’è più il mio nome. Non ero stato informato. Si è trattato di un atto unilaterale della proprietà, i Pessina“.
L’allontanamento di Romano si inserisce nella fase di crisi acuta che sta vivendo l’Unità, indebitata e sempre più giù nelle vendite. Il cambio alla guida – seppur parziale visto che Staino rimane al suo posto – potrebbe anche essere la spia di un ulteriore disimpegno economico da parte del Partito democratico che dal 2015, attraverso la fondazione EYU, ne detiene poco più del 19%, sceso al 10 dopo l’aumento di capitale varato lo scorso febbraio per rientrare dai debiti. Il Pd, dunque, ha già diluito in parte la sua partecipazione nel quotidiano, a benefico della società di costruzioni della famiglia Pessina che dall’80% è passata al 90. Ora c’è chi dice che potrebbe aumentare anche la sua quota ed arrivare fino al 99%. Conferme in questo senso, comunque, non ci sono.
Intanto tra i giornalisti della storica testata – nata nel 1924 su iniziativa di Gramsci – aumenta la preoccupazione per altre eventuali, possibili, brutte notizie.
Nella gallery fotografica alcuni scatti di Andrea Romano e Sergio Staino, da l’Unità al divorzio.