“Il risultato francese – con il testa a testa tra Macron e Le Pen – rappresenterà il momento decisivo del bipolarismo europeo e avrà inevitabili ripercussioni anche in Italia“. Parola del costituzionalista ed ex ministro della Pubblica istruzione Francesco D’Onofrio che in questa conversazione con Formiche.net analizza gli scenari politici che potrebbero aprirsi nel centrodestra italiano anche alla luce delle presidenziali in programma in Francia il 23 aprile e il 7 maggio con il ballottaggio.
Professore, perché l’appuntamento d’Oltralpe sarà così importante anche per l’assetto politico del nostro Paese?
Perché potrebbe cambiare il corso della storia dell’Unione europea e perché ci permetterà di comprendere meglio la consistenza e la durata del cosiddetto sovranismo.
In che senso?
Nel centrodestra attuale – che poi oggi rappresenta una categoria politica a mio avviso demodé perché non più in grado di rappresentare la complessità della società, al pari del centrosinistra – vi sono due modelli: quello liberal-popolare e quello sovranista. Non è ancora chiaro, però, quale prevarrà. Il voto francese, in questo senso, potrebbe offrirci qualche elemento in più per capire come andrà a finire anche in Italia.
A proposito di liberal-popolari, che ne pensa dell’iniziativa di Stefano Parisi?
E’ interessante per le potenzialità di ricostituzione di un’area popolare e liberale oggi frammentata in modo pulviscolare ma ritengo che, almeno per il momento, faticherà a produrre risultati concreti.
Perché?
Perché – come dicevamo in precedenza – nel centrodestra continua a esistere l’ipotesi di un polo sovranista formato da Matteo Salvini e forse pure da Silvio Berlusconi. La partita di Parisi dipenderà molto da cosa deciderà di fare l’ex presidente del Consiglio: se aderirà a questo progetto popolar-liberale oppure se sceglierà l’opzione sovranista.
E la legge elettorale quanto inciderà?
Moltissimo, ovviamente. Con quella attuale – che prevede il premio di maggioranza alla lista che raggiunga il 40% – potrebbe alla fine prevalere la tentazione di mettersi tutti insieme. Con altre soluzioni, invece, le scelte potrebbero essere diverse e premiare maggiormente anche il progetto parisiano.
Il successo di Parisi, dunque, dipenderà anche e soprattutto dalle decisioni altrui?
Inevitabilmente. Direi che Parisi si trova pienamente nel groviglio dell’incertezza dell’attuale scenario politico. Nel quale – in ciascuna delle tre principali aree – si registrano tensioni tra i possibili modelli di sviluppo. Nel centrodestra esistono l’opzione sovranista e quella liberal-popolare, mentre nel centrosinistra si confrontano la proposta politica di Matteo Renzi e quella di chi vorrebbe, invece, abbracciare una prospettiva molto più settaria. Lo stesso discorso, però, in fondo vale anche per il MoVimento 5 Stelle in cui l’idea di essere alternativi al sistema – a mio avviso utopica – è bilanciata dall’esistenza anche di un approccio più realistico.
Ma l’ipotesi di un bipolarismo tra europeisti e sovranisti – di cui abbiamo parlato in una precedente conversazione – quanto la vede vicina?
Soltanto nel caso in cui nessuna delle forze politiche raggiungesse il premio di maggioranza, potrebbe aprirsi una nuova stagione politica. Perché non si potrebbe arrivare alla creazione di un governo senza alleanze tra partiti diversi. In quel caso sì che potrebbe configurarsi il bipolarismo tra europeisti e sovranisti, con un blocco al governo e uno all’opposizione. Ma ad oggi – vista anche l’incertezza sulla legge elettorale – per parlarne è ancora presto.