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Cosa celano i trambusti nel Pd e nel Movimento 5 stelle

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La battaglia politico-giudiziaria tra Beppe Grillo e Marika Cassimatis a proposito del candidato a sindaco nel capoluogo ligure alle prossime elezioni di giugno pare che si stia risolvendo a favore della professoressa di Genova, se il M5S non farà appello alla sentenza di primo grado emessa ieri dal tribunale civile. È evidente che la questione mette in chiaro tutta la fragilità e l’aleatorietà del movimento, molto frequentato attraverso i mezzi moderni di supporto, ma per niente partecipato sotto l’aspetto delle scelte politiche. Grillo sta chiarendo che poi alla fine gli unici a decidere sono lui e Casaleggio jr.

Le primarie, la compravendita delle tessere, le false candidature alle comunali a Napoli della primavera scorsa nel Pd dicono che i partiti cosiddetti non hanno affatto regole chiare e condivise. Esse sono permeabili alle falsificazioni, impedendo la libera e spontanea partecipazione degli aderenti alla vita democratica del partito. Solo club frequentati da ristrettissime oligarchie locali, che determinano la vita politica in periferia e a livello nazionale. Se “Atene piange Sparta non ride”, è il caso di dire.

Si era fatto tanto chiasso nei mesi passati per il varo di una possibile legge sull’organizzazione democratica dei partiti politici, così come recita l’art. 49 della Costituzione, che in molti ci avevano creduto. Poi all’improvviso è calato il silenzio. Sta bene evidentemente a tutti i cosiddetti partiti continuare a fare e a disfare senza regole e con prepotente arbitrio.


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