Il giornalista Piero Ottone, pseudonimo di Pier Leone Mignanego, è morto lo scorso 16 aprile a Camogli a 93 anni.
Dopo essere stato direttore responsabile del Secolo XIX di Genova, prese le redini nel 1972 del Corriere della Sera a Milano grazie anche a Giulia Maria Crespi.
Celebre, nel 1973, il licenziamento di Indro Montanelli, firma di punta del Corriere, da parte di Piero Ottone in accordo con la proprietà. Nel 2014 in un’intervista a Repubblica ammise che per il giornale fu uno sbaglio mandar via un personaggio come Montanelli, ma la situazione era molto complicata in quel tempo. Come spiega, con aneddoti anche personali, Francesco Damato nel suo articolo di oggi su Formiche.net il rapporto tra Ottone e Montanelli. “Ebbene, pur con tutta l’amicizia, la stima e la mia riconoscenza che merita la buonanima di Indro Montanelli, debbo onestamente riconoscere e ricordare ai suoi estimatori che quella lettera di licenziamento lui se l’era cercata”, scrive Damato nel suo articolo. “Nel senso che l’aveva in qualche modo provocata, avendo già in mente l’idea di lasciare il Corriere, dopo l’allontanamento dell’amico Giovanni Spadolini e la nomina di Ottone a direttore. Se l’era cercata con una intervista a un settimanale nella quale, pur editorialista ancora in forza in via Solferino, aveva invitato la borghesia milanese a boicottare il Corriere nelle edicole, e anche fuori, appartenendo a quella borghesia anche molti inserzionisti pubblicitari della storica testata italiana”.
Dopo la cessione del Corriere alla Rizzoli, Ottone nel 1977 preferisce passare alla Mondadori con l’incarico di consulente per i periodici e per la televisione, firmando anche la rubrica Vizi e Virtù del Venerdì di Repubblica.
In queste immagini di archivio lo vediamo, fra gli altri, con Giulia Maria Crespi, Ferruccio De Bortoli, Carlo Caracciolo, Mario Monti, Ezio Mauro ed Eugenio Scalfari.
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