La vulnerabilità della società occidentale nei confronti di un incrudimento del conflitto terroristico esercitato in questi anni nel cuore dell’Europa, ha costretto quest’ultima a ripensare il concetto di difesa e prevenzione degli attacchi. Alla faccia di chi pensa -assuefatto da un mantra politichese- che l’altissima competenza delle nostre forze di intelligence dovrebbe renderci immuni (o più immuni rispetto ad altre nazioni) da qualsiasi pericolo, è emerso invece da un recente studio sulla mitigazione degli attentati terroristici in luoghi di culto, la necessità di un aggiornamento delle attuali normative nel settore dell’antiterrorismo.
Lo studio in questione, dal titolo Operative Guidelines for Protection of Places of Worship from Terrorist Attacks , è stato presentato il 10 Aprile scorso nell’Aula dei gruppi parlamentari in Roma, da Tiziano Li Piani, giovane ingegnere che vive e lavora in Olanda e che -con un approccio ingegneristico- si propone di analizzare e quantificare la minaccia terroristica per i luoghi di culto, schematizzandone le peculiarità. L’ingegnere Li Piani, si è avvalso della guida dei noti analisti strategici Marco Giaconi, Alonzi ed Alessandro Politi, del presidente IASSP (istituto studi strategici avanzati) Ivan Rizzi e del deputato, nonché membro del COPASIR Angelo Tofalo.
Il rapporto di progetto propone una chiave di codifica della minaccia terroristica che idealizza il comportamento dell’attentatore prima e durante l’attentato. Una preparazione approfondita in ingegneria sismica è alla base dell’intuizione che il comportamento umano, intrinsecamente caratterizzato da astrazione e razionalità, e per questo prevedibilità, sia connotato da un grado di aleatorietà minore rispetto ai movimenti del terreno registrati durante un sisma, che pure vengono già incorporati in codici di calcolo strutturali secondo approcci probabilistici.
In effetti l’ intuizione sembra essere confermata dai risultati emersi da un Database (l’I.T.A.W. Database), dove sono stati analizzati circa 100 casi studio relativi ad attentati perpetrati dal terrorismo religioso in Chiese o Sinagoghe nel mondo dal 2001 al 2015.
Durante la presentazione è stata evidenziata la presenza di elementi ben definiti in relazione alla all’arma adottata per perpetrare l’attentato, non solo in termini di modus operandi e numero di attentatori, ma anche spesso in relazione al giorno della settimana prescelto, allo svolgimento di funzioni religiose all’interno dell’edificio ed all’impatto sul target dell’attacco.
Questi pattern sono stati ulteriormente elaborati allo scopo di definire 11 input quantitativi che costituiscono differenti e possibili minacce per l’opera religiosa. In effetti è stato mostrato che uno degli input, chiamato “attacco ad armi bianche”, sia di fatto coincidente alla ricostruzione dell’attentato perpetrato nella piccola chiesa in Rouen dell’estate scorsa.
Nel progetto ciascun input è stato applicato su modelli semplificati di edifici religiosi, ma secondo Li Piani, queste linee guida si potranno applicare ad una generalità estesa di edifici, non necessariamente religiosi ma egualmente strategici.
Ad ogni modo, una delle cose che colpisce maggiormente del progetto è il modello grafico “Church as space of the urban fabric -toolbox”, che teorizza e riassume in forma grafica tutte le possibili relazioni spaziali intercorrenti tra la Chiesa ed il tessuto urbano in cui è inserita. Infatti, secondo l’autore, la difesa dell’edificio nell’eventualità di attentati terroristici non può prescindere dalla messa in sicurezza del suo “spazio di influenza”, una porzione di spazio urbano esterno al perimetro dell’edificio in cui cose e persone sono in pericolo nei confronti di un attentato perpetrato nell’edificio stesso, a prescindere dalla tipologia di attacco. Nel caso delle Chiese questo spazio si configura a partire dal suo sagrato e si può estendere all’antistante piazza (attorno a cui si sviluppano molte Chiese storiche) finanche alla sue strade di accesso. Argomentazioni che coincidono con l’attualità, a così poco tempo dall’attentato a Wenstiminster, che ha provocato significativi effetti a partire dal ponte attraversato per collidere sul target prefissato, il Parlamento.
Oltre all’analisi, il progetto teorizza e propone un piano di difesa che garantisca la messa in sicurezza di una porzione di città esterna all’edificio. Le linee guida che ne derivano non sono state condivise con la platea, sebbene sia stato divulgata la filosofia alla base della strategia adottata. In particolare sembra che il progetto si basi fortemente sull’utilizzo di sistemi tecnologicamente avanzati come i WSN, wireless network system, capaci di attivare la risposta difensiva (umana) in maniera immediata ed efficace.
È questa la sfida per il futuro: immediatezza ed efficacia nell’azione di contrasto ai fenomeni del terrore. Una sfida che può prendere forma poggiandosi sull’analisi dei fenomeni e sulla pianificazione di una o molte soluzioni. La speranza è che le istituzioni colgano l’importanza di investire nella conoscenza, che -parafrasando Bacone- rimane sempre la più grande forma di potere.
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Il progetto ideato dall’Ing. Tiziano Li Piani e’ stato condotto per l’Istituto di Alti Studi Strategici e Politici di Milano (IASSP). Per maggiori informazioni rivolgersi al info@iassp.org.