L’intervista di Beppe Grillo al giornale Avvenire, l’altra al Corsera del direttore del quotidiano dei Vescovi Marco Tarquinio e il ragionato e pacato commento di Massimo Franco, editorialista del giornale di via Solferino stanno destando notevole curiosità tra gli addetti ai lavori della politica, ma anche interesse e perplessità tra i cattolici, per la sorprendente apertura di credito che le alte gerarchie ecclesiastiche, attraverso il proprio organo di stampa, hanno riservato a Beppe Grillo e al Movimento Cinque Stelle. È scontato che molti elettori grillini sono cattolici, per cui è giusto il dialogo come momento conoscitivo del pensiero degli esponenti del M5S, ma un endorsement così deciso forse nessuno lo immaginava, una vera sorpresa. Il panorama politico in Italia non è dei più rassicuranti, e le incertezze, i dubbi, l’aleatorietà del M5S sono aspetti che denotano ancor di più scarsa affidabilità su buona politica e su buongoverno.
A difesa della famiglia la Cei (Conferenza Episcopale), sollecitata anche da molti cattolici in varie parti d’Italia, ha stigmatizzato, come altre volte in precedenza, l’apertura domenicale e nei giorni di festa degli esercizi commerciali, perché d’impedimento a vedere riunita la famiglia nel giorno riservato al riposo. Luigi Di Maio ha condiviso la denuncia dei Vescovi italiani e l’ha fatta propria, ma può questa semplice condivisione bastare per una chiara apertura di credito al M5S? È vero, come sostiene Marco Tarquinio, che i pentastellati hanno sensibilità condivise per temi come la povertà, la giustizia sociale, la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica, ma vi sono anche punti come aborto, eutanasia, testamento biologico, unioni civili che vedono lontano anni luce il M5S dalla morale dei cattolici. Non basta dire, come fa Beppe Grillo, che stando in una società post-ideologica sulle questioni etiche bisogna affidarsi all’autodeterminazione, termine ricorrente anche sulle questioni di politica estera. E a proposito della politica estera del M5S Massimo Franco nella sua nota di ieri sul Corsera ha sottolineato una serie di incognite a cui si andrebbe incontro una volta al governo il movimento di Grillo. Escludere a priori alleanze con gli USA, con Putin, uscire dall’Alleanza Atlantica secondo gli accordi del passato, non sono per niente punti rassicuranti in politica estera, senza dire del ripetuto antieuropeismo, con conseguente addio alla moneta unica. Il disordine che verrebbe provocato da questa nuova situazione politica, economica e finanziaria disegnata dal movimento di Grillo sarebbe veramente un salto nel buio, per non dire dell’isolazionismo in cui si verrebbe a trovare l’Italia.
Grillo sa bene che per poter attuare il suo programma di governo dovrà avere la maggioranza assoluta in Parlamento, cosa che potrà avvenire solo attraverso alleanze parlamentari o elettorali, ma pare che non voglia sentir parlare di alleanze con altre espressioni politiche. Forzando l’attenzione che Avvenire ha riservato a Beppe Grillo, subito si è affacciato un grossolano pensiero: il M5S come una nuova Dc. Il partito della Democrazia Cristiana è stato unico e unico resterà nella storia d’Italia e dell’Europa. La Dc di De Gasperi e il Ppi di Sturzo nacquero, avendo come riferimento centrale l’uomo quale persona, con le sue peculiarità: culturali, politiche, sociali, etiche, religiose, economiche. Il movimento di Grillo pare che sia abbastanza distante da tale impostazione, per cui è impensabile una vicinanza tra cattolici, organizzati o meno, e il M5S. A meno che i Vescovi italiani nella loro visione pragmatica di governo non immaginano di ritenere l’alleanza col movimento di Beppe Grillo una riedizione del Patto Gentiloni del 1913, quando cattolici e giolittiani si allearono in base a reciproci interessi: i cattolici si impegnavano a votare i giolittiani se avessero sottoscritto alcuni punti qualificanti per i primi, preparati dall’avvocato Ottorino Gentiloni, nobile romano e alto esponente della Santa Sede.
Non ci sono elementi concreti per sostenere che il M5S potrebbe essere funzionale alla realizzazione dei disegni di Papa Francesco che aspirerebbe a stringere rapporti sempre più solidi con la Russia ortodossa di Vladimir Putin, considerata la lontananza degli USA dal Vaticano. A questo punto, perché i vescovi non s’impegnano a sostenere i laici nella nascita di una nuova casa comune dei cattolici in politica, dove tutti si sentirebbero più liberi e propositivi nell’azione, invece, di affidarsi a un movimento con radici ancora fragili?