La proposta di reddito di dignità è l’unica proposta delle 14 passate su Lex Iscritti che non diventerà legge. Lo scrive su Facebook il suo proponente, Luca Fusaro, per commentare la decisione presa dallo staff del Movimento 5 Stelle di non realizzare in toto la sua proposta votata lo scorso marzo su Rousseau.
LE PAROLE DI FUSARO
“Ieri, dopo quasi 2 mesi di attesa, ho saputo che la mia proposta su Rousseau, dopo aver passato il controllo dello staff ed essere arrivata seconda alla sesta votazione, non sarà realizzata in toto (motivazione: stessi beneficiari del reddito di cittadinanza)”. La proposta di Luca Fusaro, 34 anni, disoccupato di Rende (Cosenza), riguardava il reddito di dignità, diverso dal reddito di cittadinanza, e aveva ricevuto 2865 preferenze durante la sesta votazione delle Lex Iscritti, le proposte di legge della base del Movimento 5 Stelle. “Il mio tutor – scrive ancora Fusaro su Facebook – mi ha fatto sapere che, forse, al massimo, si potrebbe fare qualcosa sul caregiver (familiari che assistono un congiunto ammalato o disabile, ndr). Quindi la mia sarà l’unica proposta delle 14 passate su Lex Iscritti a non essere articolata… che fortuna”.
MAGGIORE CONTROLLO PREVENTIVO
Traspare delusione nelle parole di Luca Fusaro, il quale, in una prima versione del post pubblicato su Facebook, scriveva: “Ieri ho votato altre proposte davvero interessanti scritte dai cittadini, ma naturalmente non ne proporrò più visto com’è andata (a questo punto avrei preferito che non avesse passato il controllo dello staff, consiglio un maggior controllo preventivo ossia prima di far andare le proposte in votazione)”. Fusaro, sentito da Formiche.net, ha spiegato di essersi sfogato per lo stop alla sua proposta, ma di considerare buona l’idea di Lex Iscritti: “Da queste idee di normali cittadini, può uscire qualche proposta di legge davvero utile ed interessante che magari un giorno si trasformerà in una vera e propria legge statale”.
COSA ERA IL REDDITO DI DIGNITÀ
La proposta di reddito di dignità, scriveva Fusaro su Rousseau “è volta ad aiutare le casalinghe e coloro che decidono di impegnarsi a tempo pieno nella casa, nei figli, a guardare i parenti malati, insomma a coloro che ormai sono al di fuori dell’ambito lavorativo. Queste persone – si legge nella proposta – sono lasciate sole e basta un qualsiasi evento avverso, come la perdita di lavoro di un coniuge, per trovarsi in una crisi profonda. Bisogna aiutare queste persone con un reddito di dignità di importo da valutare”. La differenza con il reddito di cittadinanza, spiegava Fusaro, è che con “quest’ultimo devi garantire la tua disponibilità a lavorare”, mentre per chi lavora in casa o accudisce parenti ammalati è proprio l’attività svolta tra le mura domestiche il lavoro che andrebbe retribuito.