Duecentotre maratone, 3 minuti di intervista, 200 euro di sanzione. Non stiamo dando i numeri ma offrendo una sintesi quanto mai estrema di un fatto accaduto nell’operoso Nord tra solerti – e atletici – dipendenti pubblici.
I FATTI
Il novello Fidippide si chiama Marco Simonazzi, classe 1955, direttore dell’Ufficio territoriale di Mantova dell’Agenzia delle Entrate e appassionato podista. Accade che alla corsa numero 203 portata a termine regolarmente il travet desti l’attenzione della stampa locale e rilasci un’intervista alla Gazzetta di Mantova durante il suo orario di lavoro e nel suo ufficio. Fatto che ha causato l’avvio di un procedimento disciplinare da parte dell’Agenzia, conclusosi con una sanzione pecuniaria di 200 euro.
LE CONTESTAZIONI
Tutto parte da una segnalazione del direttore provinciale dell’Agenzia delle Entrate di Mantova, Olga Rita Lotti, la quale in una lettera riservata visionata da Formiche.net e inviata in data 15 novembre al direttore regionale evidenzia che “nella sezione ‘Facebook’ del giornale locale ‘Gazzetta di Mantova‘ in data 4 novembre è stato pubblicato il filmato relativo ad una intervista rilasciata dal Dott. Marco Simonazzi – Direttore dell’Ufficio Territoriale di Mantova, relativa alla sua attività sportiva di podista. Dalle riprese emerge chiaramente che l’intervista si è svolta nell’ufficio del Dott. Simonazzi, presumibilmente nel pomeriggio di giovedì 3 novembre, mentre il Dott. Simonazzi era in servizio, come attestano le timbrature della giornata”. “Preciso – prosegue Lotti – che non ero stata informata in alcun modo dal Dott. Simonazzi circa questa sua iniziativa. Ritengo, infine, di dover sottolineare che l’accaduto ha causato forte sconcerto tra il personale dell’Ufficio Territoriale, che proprio il giorno prima aveva partecipato ad un incontro con la collega Ogliari della Direzione Regionale sui comportamenti da tenere nei confronti della stampa”. Di qui la contestazione da parte dell’Ufficio per i procedimenti disciplinari in cui si riportano stralci della segnalazione e si sottolinea come Simonazzi “avrebbe utilizzato i locali dell’Ufficio di cui è Direttore per rilasciare a un organo di informazione una intervista non avente ad oggetto alcuna attività istituzionale, bensì informazioni attinenti esclusivamente alla sua sfera privata e, precisamente, relative all’attività sportiva di maratoneta amatoriale. Ciò, oltretutto, durante l’orario di servizio e senza aver nemmeno informato dell’iniziativa i suoi diretti superiori gerarchici. Dai fatti e dai comportamenti da Lei posti in essere – si rileva -, emergerebbero, di conseguenza, possibili fattispecie disciplinarmente rilevanti” e giù l’elenco degli articoli del Codice di Comportamento del personale dell’Agenzia delle Entrate e del Ccnl violati. Infine, la convocazione per un’audizione personale del dirigente durante la quale egli “potrà avvalersi dell’assistenza di un legale, di un procuratore o di un rappresentante dell’associazione sindacale cui aderisce o conferisce mandato”.
LA DIFESA
Simonazzi non si presenta all’audizione e sceglie di inviare una memoria difensiva in cui ripercorre la vicenda non negando di aver ricevuto il giornalista per una visita durata non più di 5 minuti – come asserito anche da una dichiarazione acclusa firmata dal vice caposervizio della redazione sport della Gazzetta di Mantova, Andrea Gabbi – il pomeriggio del 3 novembre 2016, giorno in cui è rimasto in ufficio per oltre 9 ore. Afferma poi di aver telefonato “ma senza esito” alla dottoressa Lotti che quel pomeriggio “era già uscita dall’Ufficio senza avvisarmi in alcun modo” e contesta il fatto che l’accaduto abbia sconcertato il personale visto che – come da sottoscrizione allegata – 107 dipendenti hanno espresso il proprio “sincero apprezzamento per il raggiungimento dell’eccezionale traguardo delle 203 maratone concluse, comprovato dagli articoli di giornale e dalla ripresa della Gazzetta di Mantova, molto apprezzati in quanto hanno fornito un’immagine positiva del nostro Ufficio che ha visto un suo componente distinguersi in campo nazionale nello sport”. Dopo aver fatto notare che a suo parere “non sussistono assolutamente gli estremi per poter configurare le violazioni che vengono contestate”, Simonazzi aggiunge: “Mi rammarica il fatto che un tale episodio sia stato utilizzato in modo strumentale e in singolare coincidenza con le udienze della causa da me promossa a tutela dei miei diritti e a difesa degli atteggiamenti vessatori e persecutori che danni sto subendo”. Il dirigente chiede l’archiviazione del procedimento disciplinare.
IL PROVVEDIMENTO
L’iter invece prosegue e il 25 gennaio viene invece consegnato l’atto con cui l’ufficio per i procedimenti disciplinari dell’Agenzia applica a Simonazzi la sanzione pecuniaria di 200 euro. Dalla memoria giunta, infatti, si evince che “i fatti contestati appaiono ben precisi ed oggettivi, peraltro non smentiti dallo stesso dott. Simonazzi. (…) Sussistono quindi tutti gli elementi per affermare, senza ombra di dubbio, che il dott. Simonazzi abbia posto in essere la condotta contestata. Parimenti non si ha motivo di dubitare che i fatti si siano effettivamente svolti come descritti nella memoria difensiva, senza, quindi, alcuna premeditazione e dettati anche dalla oggettiva temporanea assenza del Direttore provinciale. Da ultimo, anche la soggettiva consapevolezza da parte del dirigente sui propri traguardi sportivi raggiunti, oggetto di apprezzamento nel mondo sportivo, ha poi probabilmente determinato il suo comprensibile cedimento alle richieste dell’intervistatore, presentatosi – come dedotto e documentato dallo stesso dott. Simonazzi – ‘senza alcun previo contatto o accordo di sorta ‘ e ricevuto ‘al pari di qualsiasi altra persona che richiede un colloquio’”. Per concludere, “si ritiene conforme ai principi di gradualità, proporzionalità e adeguatezza, tenuta in debito conto l’assenza di sanzioni disciplinari nel precedente biennio, applicare, per il comportamento illecito posto in essere, la sanzione disciplinare nella misura minima prevista, ossia euro 200,00”.
Cifra che di sicuro non copre i costi del tempo impiegato e delle risorse spese per mettere a punto e portare avanti il procedimento in questione contro il dirigente-maratoneta. Con buona pace di Kafka.