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Paolo Gentiloni starà sereno con un Matteo Renzi tornato baldanzoso?

Alitalia

Matteo Renzi vince le primarie Pd con il 70% dei consensi. Un successo inequivocabile visti anche i 2 milioni circa di votanti: le previsioni della vigilia davano l’afflusso intorno al milione e mezzo. Certo, quasi un milione in meno è andato a votare rispetto alle primarie del 2013 e ieri Renzi ha incamerato 600mila preferenze circa in meno (ma nel 2013 il renzismo scaldava molto più di adesso).

Il successo dell’ex presidente del Consiglio denota la debolezza – già abbastanza chiara fin dall’inizio – dei concorrenti: se la candidatura di Michele Emiliano era chiaramente evanescente (e dunque il 10% agguantato alla fine è rilevante), nel corso della campagna elettorale Andrea Orlando ha raccolto appoggi di un certo peso nell’establishment del Pd specie ex Pci ed ex Ds (da Giorgio Napolitano a Ugo Sposetti, per citare i principali). Non solo: taluni osservatori ritenevano che il cuore di sinistra della base del partito battesse più per Orlando che per Renzi, ma il risultato finale del ministro della Giustizia (meno del 20%) è ben poco esaltante. Dunque il riconfermato segretario – checché ne dica Massimo D’Alema e gli scissionisti alla Pier Luigi Bersani e alla Roberto Speranza – non è più da tempo un corpo estraneo del Pd.

Ma a un leader forte corrisponde un partito deboluccio, visto il grillismo montante e il centrodestra sparpagliato ma affatto marginale. Un partito, il Pd, che grazie a un segretario tornato baldanzoso più che mai detterà linee e direzioni di marcia al governo presieduto da Paolo Gentiloni più di quanto abbia già fatto finora (si pensi soltanto all’ultima tornata delle nomine nelle società controllate o partecipate del Tesoro in cui Renzi e i renziani hanno fatto incetta di caselle) ad esempio rovesciando su due ministri cosiddetti tecnici come Piercarlo Padoan (Economia) e Carlo Calenda (Sviluppo economico) tutte le malignità possibili, come è avvenuto già nelle settimane precedenti, pur di metterli in cattiva luce. Preludio di una prossima sostituzione, si mormora sempre più ora dopo il successo di Renzi alle primarie Pd. Comunque sia, il fiato di Renzi sul collo del governo diventerà sempre più netto (o asfissiante, dipende dai punti di vista).

Ma quello che appare certo ai più – non al ministro Dario Franceschini, azionista forte della maggioranza renziana del Pd, che in tv ieri sera ha assicurato un appoggio del Pd sempre più netto all’esecutivo – è che dopo un Renzi vittorioso così nettamente alle primarie le elezioni anticipate si avvicinano e non si allontanano. D’altronde Renzi ieri sera nel discorso festoso ha detto: “Non si sa quando si voterà”. Eppure si sa quando la legislatura termina. Ma evidentemente il riconfermato segretario del Pd non vuole che si rispetti il termine naturale della legislatura. Più chiaro di così – consapevolmente o meno – Renzi non poteva essere con quelle parole.

Gentiloni stai sereno?


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