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Come ho letto l’appello di Papa Francesco ai cattolici a impegnarsi in politica

papa francesco

Domenica in piazza San Pietro, nella giornata conclusiva delle celebrazioni per il 150° anniversario della fondazione dell’Azione Cattolica, il Papa ha invitato gli aderenti della più antica associazione di laici cattolici, fondata da Mario Fani e Giovanni Acquaderni ad impegnarsi in politica: la politica grande, quella con la P maiuscola.

È motivo di grande gioia e di enorme soddisfazione ascoltare il Sommo Pontefice che sollecita gli abitanti del ricchissimo pianeta dell’AC ad essere attivi nella vita pubblica. Chi ha sempre auspicato una rinnovata azione dei cattolici in politica, alla luce della complessa condizione del mondo globalizzato e scristianizzato, ne resta intimamente gratificato. La preziosa storia dell’Azione Cattolica, del cattolicesimo sociale e politico è attraversata da testimonianze concrete, grazie a uomini come Pier Giorgio Frassati, Giuseppe Toniolo, Luigi Sturzo.

A quest’ultimo i cattolici, e non solo loro, devono moltissimo, per l’opera di educazione e formazione alla politica e alla democrazia, in particolare dei giovani. L’Italia senza la cultura del popolarismo sturziano non sarebbe diventata negli anni della Repubblica una grande democrazia; senza un Centro di ispirazione cristiana al governo difficilmente avrebbe goduto di cinquant’anni di pace, di benessere, di prosperità. Chi oggi parla di centro farebbe bene ad approfondire storia, programmi, valori e principi. Non basta dire che si vuole costruire genericamente un partito di centro. Deve essere chiaro che il centro o nasce dalle esperienze del Zentrum di sturziana memoria o è un’altra cosa.

Può apparire anacronistico, fuori dai paradigmi moderni, ma è giusto ricominciare a mettere le cose al proprio posto, dopo lustri di confusione. Un partito di centro non potrà mai essere compatibile col Partito Socialista Europeo, se invece si vuole continuare a giocare su due tavoli c’è l’opacità e, quindi, il fallimento. E allora non servono a niente ambigui e inutili proclami. L’appello di domenica di Papa Francesco agli iscritti all’Azione Cattolica a “mettersi in politica” ha di certo una solida e convinta motivazione: colmare quello spaventoso vuoto creatosi con l’assenza perdurante di forze politiche ispirate da culture democratiche e partecipative.

La caduta del Muro nel 1989 ha messo fuori gioco definitivamente l’ideologia comunista, così come dopo la fine della seconda guerra mondiale sono state messe al bando le ideologie nazifasciste. L’unico baluardo rimasto contro gli oppressori, ancora legati a totalitarismi distruttivi, sono state le democrazie nate dal pensiero cattolico, socialdemocratico, liberale. E i cattolici oggi vengono sollecitati dal Sommo Pontefice, senza perifrasi e tanti giri di parole, in modo inequivocabile, ad impegnarsi in politica: “Come è accaduto in questi centocinquanta anni, sentite forte dentro di voi la responsabilità di gettare il seme buono del Vangelo nella vita del mondo, attraverso il servizio della carità, l’impegno politico, – mettetevi in politica, ma per favore nella grande politica, nella Politica con la maiuscola! – attraverso anche la passione educativa e la partecipazione al confronto culturale”.

Così Papa Francesco. La parola passa adesso ai tanti giovani, alle tante donne, ai tanti uomini per rendere concreto l’appello del Papa, organizzando le volontà di chi sente intimamente la vocazione ad agire cristianamente in politica.


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