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Chi ha hackerato Emmanuel Macron

macron, rifugiati, migranti

Con la campagna elettorale francese chiusa alla mezzanotte di ieri, e la distanza tra i due candidati attestatasi intorno agli irraggiungibili quindici punti, ci vorrebbe un miracolo per Marine Le Pen per conquistare l’Eliseo. O un aiutino dagli amici russi, sulla scia di quello che, l’anno scorso, contribuì a portare Donald J. Trump alla Casa Bianca. Un aiutino che sembra proprio essere arrivato.

Alle 11:58 di ieri lo staff della campagna elettorale di Macron ha annunciato di essere stato vittima di un “massiccio e coordinato attacco hacker”. Nove gigabyte di documenti di vario genere (mail, allegati, foto) sono stati trafugati e messi on line, riprodotti da siti di estrema destra, ripresi da sostenitori di Marine Le Pen e rilanciati su Twitter con l’hashtag #MacronLeaks. Il materiale, che sarebbe stato rubato ad aprile dopo che gli hacker erano riusciti a violare alcune caselle email dei collaboratori di Macron, è composto da corrispondenza privata, note, contratti, pagamenti. Il problema è che gli autori dell’attacco vi hanno aggiunto un quantitativo adeguato di fake news che ora, alla vigilia del voto e col silenzio elettorale inviolabile, potrebbero avere un impatto tale da indebolire l’immagine del candidato favorito e ridurre il suo congruo vantaggio su Le Pen.

Il sempre informato New York Times, che all’attacco anti-Macron dedica oggi la storia di copertina sul suo sito, sostiene che anche questa volta c’è lo zampino russo. La testata newyorchese ha ascoltato Vitali Kremez, direttore di Flashpoint, azienda specializzata in rischi informatici, il quale ha espresso il sospetto che dietro l’attacco hacker ci sia il gruppo russo APT28, noto anche come Fancy Bear. È la stessa formazione che l’anno scorso è entrata in possesso delle email del comitato elettorale di Hillary Clinton, finite poi su Wikileaks che ne ha fatto la punta di lancia di un’offensiva a tutto campo contro la candidata democratica. Fancy Bear peraltro ha già tentato il mese scorso di penetrare nei server della campagna elettorale di Macron, utilizzando il ben noto metodo del “phishing”: sono state inviate ai collaboratori di Macron delle mail fasulle ma dal design molto simile a quelle reali, facendo sì che i destinatari si convincessero a digitare la propria password, così da consentire agli hacker di violare i database. In quel caso, APT28 aveva registrato dei domini molto simili a quelli di EnMarche! quali “onedrive-en-marche.fr” and “mail-en-marche.fr”, per gabbare gli ignari collaboratori di Macron. A differenza del caso odierno, l’operazione tuttavia sembra non aver sortito risultati.

Il nuovo ciberattacco made in Russia rischia stavolta di non rimanere senza conseguenze, come si desume dal preoccupato comunicato che EnMarche! ha rilasciato ieri: “Coloro che fanno circolare questi documenti mescolano file autentici ad altri falsi in modo da diffondere il dubbio e la disinformazione. Questa operazione, che arriva nelle ultime ore della campagna ufficiale, rappresenta una destabilizzazione della democrazia come quella che si è già vista durante la campagna elettorale negli Stati Uniti”. Non a caso, il vicepresidente del Front National Florian Philippot ha gongolato su Twitter: “I Macronleaks faranno emergere cose che il giornalismo investigativo ha deliberatamente soppresso”.

Sull’attacco si è espressa anche Wikileaks, che confermando la natura e la mole del furto di dati, ha commentato: “Questa fuga di informazioni massiccia arriva troppo tardi per cambiare il corso dell’elezione francese. Lo scopo che si nasconde dietro a questo timing è curioso”. Wikileaks non nasconde evidentemente l’insoddisfazione per l’intervento tardivo degli hacker russi, che non le permettono di ritagliarsi un ruolo decisivo e duraturo nell’operazione anti-Macron. Bisogna ricordare che Julian Assange a febbraio sembrava sul punto di scendere in campo, avendo dichiarato al giornale moscovita Izvestia di possedere informazioni “interessanti” su Macron.

Quello che doveva essere un giorno di riflessione, per gli elettori francesi, potrebbe dunque infiammarsi a causa dell’ennesimo tentativo russo di influenzare una campagna elettorale europea in cui sono in gioco molti interessi di Mosca. Interessi che Le Pen tutelerebbe meglio e più volentieri rispetto a un Macron che vuole rappresentare la miglior speranza di un rilancio dell’Unione Europea. Proprio ciò che Putin non riesce a digerire.



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