La Procura di Milano ha messo le mani su quello che potrebbe rivelarsi un vaso di Pandora che interesserebbe il vecchio management di Infront e alcuni tra i più importanti club di Serie A. Sotto la lente dei magistrati milanesi è finita la gestione dei diritti tv di Serie A e B, l’aspetto più succoso dell’economia calcistica nostrana. Un giro d’affari che supera il miliardo di euro e che, per la Lega Calcio, viene gestito da Infront in qualità di consulente. I contorni dell’indagine, però, non sono del tutto chiari tanto che il gip Manuela Accurso Teganot ha respinto le richieste di misure cautelari formulate dai pm milanesi, i quali, a loro volta, hanno presentato appello al Tribunale del Riesame.
COS’È INFRONT?
Infront è un’azienda che si occupa di marketing per lo sport, ha sede a Zurigo ma è di proprietà della cinese Dalian Wanda, una conglomerata che ha interessi in diversi settori, da quello alberghiero alla vendita al dettaglio fino al turismo. Nel 2015 la Delian Wanda ha effettuato importanti investimenti nel mondo dello sport, acquistando il 20% dell’Atletico Madrid e la maggioranza di Infront, per un valore di 1 miliardo e 50 milioni di euro. Infront ha al suo interno Infront Italy che gestisce i diritti tv per la Lega Calcio e le attività di marketing e sponsoring di importanti squadre di calcio come Milan, Lazio, Bari, Palermo, Sampdoria, Genoa, Cagliari e Udinese. Infront, dunque, lavora alla vendita dei diritti alla trasmissione televisiva dei match sportivi, il cui ricavato va alla Lega Calcio che a sua volta divide i proventi tra i club, in base a criteri come risultati sportivi e bacino d’utenza.
ASSOCIAZIONE A DELINQUERE O LOBBY?
I pm milanesi avrebbero individuato quella che secondo le ipotesi investigative è un’associazione a delinquere della quale farebbero parte Marco Bogarelli (nella foto), fino allo scorso novembre presidente di Infront Italy e membro del cda di Infront, Giuseppe Ciocchetti, ex direttore generale di Infront Italy, e Riccardo Silva, partner fondatore di MP&Silva, una media company che si occupa della commercializzazione dei diritti tv su broadcast esteri. La Procura ha richiesto la misura della custodia cautelare per i tre manager ma il gip ha respinto la richiesta non ravvisando gli estremi dell’associazione a delinquere.
Le presunte attività illecite sono esplicitate nell’ordinanza con la quale si chiede l’applicazione della misura cautelare, respinta dal gip, dei tre manager. “Si tratta di un’associazione a delinquere in grado di interporsi fin dal 2009 tra le squadre di calcio, cui spettano gli ingenti benefici della commercializzazione in Italia e all’estero dei diritti audiovisivi, e il mercato, per appropriarsi illecitamente e clandestinamente di una fetta consistente di questi” – scrivono i magistrati – “L’associazione ha operato (…) giovandosi del ruolo fondamentale di Infront Italy”. Infront, sempre secondo quanto affermato dalla Procura di Milano, avrebbe ricoperto un ruolo di “finanziatore occulto dei club con l’utilizzo di fondi neri costituiti presso le società di Silva”. L’advisor dei diritti tv avrebbe finanziato alcune società “attraverso falsi contratti di sponsorizzazione o finanziamenti personali”, al fine di consentire l’alterazione dei bilanci societari.
LE INTERCETTAZIONI TRA BOGARELLI E GALLIANI
Le intercettazioni ordinate nel corso delle indagini hanno fatto emergere un intenso scambio di comunicazioni tra l’ex AD del Milan Adriano Galliani e l’ex Presidente di Infront Italy Marco Bogarelli. L’ex manager rossonero non risulta indagato, stando alle ricostruzioni dei pm emergerebbe “la condivisione di strategie comuni che coinvolgono il mondo del calcio” interessate “al perseguimento di interessi economici e della loro tutela”. In una intercettazione Galliani fa un esplicito riferimento alla spartizione dei proventi dei diritti tv. “L’arroganza è cosa della Juventus. (..) Ma io la botta gliela do, sarà nella ripartizione dei diritti televisivi”. I pm utilizzano, tra le altre cose, questo passaggio per immaginare la Lega Calcio divisa in tre blocchi di forze: da una parte Juve e Roma che osteggiavano Infront, da un’altra Milan Lazio, Genoa, Bari e Brescia, soddisfatti dalla sua gestione e un terzo gruppo, di cui farebbero parte Inter e Fiorentina, che non facevano mancare il loro voto all’advisor.
LE ACCUSE DEI PM E LE DIFESE DEGLI INDAGATI
Le accuse dei pm vanno dalla turbativa d’asta alla truffa aggravata, fino all’autoriciclaggio. I pubblici ministeri, infatti, contestano la veridicità dei dati forniti con la voluntary disclosure operata dall’ex presidente di Infront Italia Bogarelli. Gli indagati si difendono. L’avvocato Sergio Spagnolo, legale di Riccardo Silva, in un comunicato scrive che “MP & Silva si è aggiudicata la licenza di distribuzione dei diritti audiovisivi versando oltre 500 milioni di euro, mentre il secondo miglior offerente ha offerto quasi 137 milioni in meno (si tratterebbe di una ‘turbativa d’asta’ davvero singolare, effettuata peraltro nell’ambito di una vendita commerciale aperta a chiunque nel mondo)”.
Infront, dal canto suo, ha preso le distanze dai suoi ex manager interessati dall’indagine di Milano. Con un lungo comunicato stampa l’azienda ci tiene a sottolineare come il suo management sia cambiato nel corso degli ultimi mesi. “Infront, che ha cambiato completamente la propria organizzazione e struttura manageriale in questi mesi ha costantemente collaborato con gli organi inquirenti, fornendo il massimo supporto agli stessi e ribadisce la massima fiducia nell’operato della magistratura”. L’azienda, poi, sottolinea come, i soggetti coinvolti, lo siano a titolo personale. “Va inoltre evidenziato come le condotte contestate agli indagati riguardino vicende penali di natura personale, senza alcun collegamento diretto con la società, del tutto estranea alle stesse. (..) La stessa Infront, quando avrà la materiale disponibilità degli atti di indagine, provvederà a esaminare le condotte contestate agli indagati per comprendere se vi siano stati o meno atti dannosi per l’azienda e per i suoi attuali soci”.