Governo appeso a un cenno di Federico Ghizzoni che non arriva, anzi il silenzio dell’ex capo di Unicredit è sempre più assordante e mette a rischio la permanenza di Maria Elena Boschi nell’esecutivo. Il libro in uscita domani di Ferruccio de Bortoli contiene una notizia che sta scuotendo i palazzi della politica e in particolare Palazzo Chigi.
L’ex direttore del Corriere della Sera nel libro “Poteri forti (o quasi)”, nel capitolo su «Matteo Renzi, ovvero la bulimia del potere personale», scrive che l’allora ministra delle Riforme, Maria Elena Boschi, attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio, nel 2015, chiese all’allora amministratore delegato di Unicredit, Ghizzoni, «di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria», poi scartata. Accusa pesante che la sottosegretaria respinge: «Mai fatto una richiesta del genere, è un’ennesima campagna di fango». Il sottosegretario Boschi, il cui padre Pier Luigi è stato vicepresidente della banca di Arezzo, ha dato mandato ai legali «per tutelare il mio nome e il mio onore» anche perché da sempre sostiene di non essersi mai interessata personalmente della Popolare dell’Etruria.
L’episodio riguarda i tentativi di salvare l’ex Popolare dell’Etruria, al cui vertice c’era il papà di Boschi, Pierluigi, vicepresidente dell’istituto all’epoca: la banca è stata commissariata dalla vigilanza di Bankitalia nel febbraio 2015 e nove mesi dopo ammessa alla risoluzione, con capitale e bond subordinati azzerati. E la figlia ministra – scrive de Bortoli nel suo libro – «nel 2015, non ebbe problemi a rivolgersi direttamente all’ad di Unicredit» per chiedergli «di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria. La domanda era inusuale da parte di un membro del governo all’ad di una banca quotata. Ghizzoni, comunque, incaricò un suo collaboratore di fare le opportune valutazioni patrimoniali, poi decise di lasciar perdere».
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