“L’Italia del contrabbando di sigarette. Le rotte, i punti di transito e i luoghi di consumo“, è il titolo dello studio che è stato illustrato questa mattina – a Villa Celimontana, a Roma – nella sede della Società Geografica Italiana. Il rapporto è stato curato da Andrea De Nicola e Giuseppe Espa – rispettivamente professore di Criminologia e di Statistica economica -, fondatori di Intellegit, la start-up sulla sicurezza dell’Università di Trento. Un lavoro redatto e realizzato con il contributo di British American Tobacco Italia. All’iniziativa – introdotta dal segretario generale della Società Geografica Italiana Alessandro Ricci – hanno partecipato il procuratore aggiunto della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo Giovanni Russo, l’ordinario di Diritto penale dell’Università di Padova Enrico Maria Ambrosetti, l’ambasciatore e presidente della Nato Defense College Foundation Alessandro Minuto Rizzo e Luigi Vinciguerra (Capo Ufficio Tutela Entrate del III Reparto delle Operazioni del Comando Generale della Guardia di Finanza). Le istituzioni erano, invece, rappresentate dal questore della Camera dei Deputati Stefano Dambruoso, dal sottosegretario alla Giustizia Cosimo Maria Ferri e dal presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sui fenomeni della contraffazione Mario Catania. Moderatore il giornalista del Sole 24 Ore Marco Ludovico.
Per tutti i dettagli si può leggere questo approfondimento sull’iniziativa. Eccone una parte:
IL PREZZO, IL CONTRABBANDO E LE CASSE DELLO STATO
Tra gli aspetti di maggiore interesse evidenziati dal rapporto è emerso il nesso di causalità esistente tra prezzo delle sigarette, diffusione del contrabbando e risorse spettanti allo Stato in virtù delle accise applicate sul tabacco. Nel senso che all’aumentare del primo cresce anche il secondo, mentre i soldi incamerati dalle casse pubbliche diminuiscono. Una situazione di fatto confermata dai numeri: l’Italia – che all’interno dell’Europa è ventunesima nella classifica del consumo illecito di sigarette, ben al di sotto della media – nel 2015 ha rinunciato a 822 milioni di euro finiti, invece, nelle mani dei contrabbandieri. Ma la situazione va peggio in altri Paesi del Vecchio Continente dove il prezzo delle “bionde” è più alto: a fronte di un consumo di sigarette di contrabbando che da noi si attesta al 5,8% del totale, l’Inghilterra raggiunge il 15% e la Norvegia addirittura il 20. Peraltro, le fasi in cui negli ultimi tempi si sono registrati i picchi hanno coinciso proprio con gli aumenti di prezzo delle sigarette. “A dimostrazione del fatto” – recita il rapporto – “che spesso un incremento delle accise può sui prodotti del tabacco può innescare un conseguente aumento del consumo di sigarette di contrabbando”.
Nella gallery le foto di chi partecipato alla presentazione
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