Skip to main content

Anche Romania e Lituania aprono allo shale gas

Lo shale gas guadagna punti anche in Romania e Lituania, con progetti di esplorazione che non piacciano agli ambientalisti e preoccupano le comunità locali, ma che per i Paesi dell’ex blocco socialista rappresentano un’opportunità per ridurre la dipendenza dal metano russo. Una prospettiva che oggi il Financial Times riassume in “minaccia per Gazprom”, ricordando che i nuovi sviluppi rumeni e lituani arrivano dopo il recente maxi accordo da dieci miliardi di dollari tra l’Ucraina e la major anglo-olandese Royal Dutch Shell per la produzione di gas di scisto. Anche la Polonia ha già imboccato la stessa via, puntando ad arginare lo strapotere energetico russo nel Paese.

L’ultimo patto in nome del gas di scisto è stato stipulato in Romania, tra la Chevron e la contea di Vaslui: la multinazionale potrà perforare alla ricerca di metano non convenzionale nella concessione di Barlad, nord Esto romeno. La popolazione locale si oppone da oltre un anno al progetto, preoccupata – come un pò ovunque si prospetti l’estrazione tramite fratturazione idraulica, il fracking – dalle conseguenze sulle falde acquifere. Ma l’amministrazione locale – di centrosinistra, contraria allo shale gas finché era all’opposizione – ha deciso di concedere il permesso.

Due giorni fa, intanto, il presidente lituano, la signora Dalia Grybauskaite, ha dato il suo sostengo all’esplorazione del gas di scisto, dopo un incontro con il responsabile di Chevron per l’Eurasia, l’Europa e il Medio Oriente, Jay Johnson. Anche nel Paese baltico una parte del parlamento e gli ambientalisti sono fortemente contrari allo sfruttamento delle risorse energetiche via fracking idraulico, anche se questo può significare dipendere meno da Mosca.
“Contiamo di riuscire a coinvolgere le comunità locali – ha commentato Johnson dopo l’incontro con il presidente – siamo molto lieti di avere la possibilità di contribuire a creare il futuro energetico della Lituania”.

Il futuro energetico che i Paesi dell’Est europeo sognano è certamente più libero dalle forniture russe di metano, magari seguendo l’esempio della “rivoluzione americana”, dove lo shale gas promette l’indipendenza dalle importazioni dal 2030. Ma in Europa l’entusiasmo iniziale ha lasciato spazio alle preoccupazioni e si è arrivati presto allo stop all’esplorazione deciso prima dalla Francia, poi da Bulgaria, Repubblica ceca e anche Romania, che ora sembra però averci ripensato. In ogni caso, avvertono gli esperti, ai progetti sino ad ora avviati serviranno anni per arrivare alla produttività.



×

Iscriviti alla newsletter