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Sfida valutaria tra Merkel e Hollande

La Germania ha respinto gli appelli della Francia a intervenire contro i rafforzamenti dell’euro, avvertendo che i cambi valutari non devono essere utilizzati come strumenti per recuperare competitività. Ieri era stato il presidente francese Francese Francois Hollande a rilanciare questo tema spinoso, affermando che l’Unione valutaria deve dotarsi di “una politica sui cambi” con obiettivi “realistici”, altrimenti i rafforzamenti dell’euro rischiano di cancellare progressi faticosamente compiuti proprio sulla competitività dai paesi.

Berlino non è d’accordo nemmeno con le premesse. Per quanto in risalita rispetto ai mesi passati, “l’euro non è sopravvalutato attualmente, se si guarda alla media storica”, ha detto il portavoce della cancelliera tedesca Angela Merkel, Steffen Seibert. E poi “dal nostro punto di vista la politica dei cambi non è uno strumento idoneo a migliorare la competitività – ha aggiunto -. Fornisce solo uno slancio sul breve termine, non consente di raggiungere una crescita a lungo termine della competitività”. Secondo Berlino i cambi devono riflettere i fondamentali macroeconomici di un paese.

In realtà Hollande non aveva grezzamente chiesto di usare la leva dei cambi per recuperare competitività, ma aveva argomentato che l’assenza di una politica sui cambi finiva per minare questa competitività, che dopo la crisi dei mesi passati diversi paesi dell’area euro stanno faticosamente cercando di rafforzare. Questo in un contesto internazionale in cui invece alcuni player di primissimo piano, come la Cina, usano attivamente i cambi valutari per favorire le esportazioni.

D’altra parte, a sostegno delle argomentazioni della Germania, è anche vero che la recente risalita dell’euro va inquadrata rispetto ai minimi toccati la scorsa estate, quando la valuta unica subiva l’altissima tensione dovuta alla crisi sui debiti in vari paesi e i timori di frammentazione dell’Unione valutaria.
Altrimenti i livelli attuali dei cambi restano lontano dai massimo storici, risalenti al 2009 quando l’euro arrivò a toccare 1,60 dollari.

Questa polemica, poi, si è creata alla vigilia del vertice tra capi di Stato e di governo dell’Ue, che già si profilava ruvido in quanto le posizioni apparivano ancora distanti, tra paesi, sul tema principale del vertice: il bilancio pluriennnale dell’Unione europea. E in un clima già non facile il nodo dei cambi rischia non facilitare le discussioni.



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