La libera professione dei medici dipendenti risale al dopoguerra ed è stata normata da decine di contratti pubblici liberamente sottoscritti dalle parti.
Nel corso dei decenni gli introiti libero professionali intramoenia – fatti in extra orario di servizio (ossia oltre alle 40 ore settimanali di lavoro ordinario) e con tariffe concordate su cui l’ASL (la struttura ospedaliera) lucra il 30/40% – si sono ridotti. Ora la media è di circa 4000 euro/netti/anno.
Chi scrive ci ricorda invece che negli anni ’79/’80 la libera professione extra orario li rendeva, al lordo, almeno il doppio di questa cifra e richiedeva un impegno orario aggiuntivo settimanale di almeno 8-10 ore.
I valori citati prima (4000 euro/netti/anno) possono essere comunque largamente superati da alcune figure chirurgiche carismatiche per le quali esiste comunque un vincolo orario massimo, concordato in sede periferica.
Le regole generali sul tema sono nel contratto di lavoro della Sanità Pubblica (CCNL 2002), e sono il frutto di una estenuante trattativa notturna all’Aran (Agenzia per le Relazioni Amministrazioni Nazionali), conclusa alle 5 del mattino…
Si vuole modificare la libera professione come vuole il Movimento 5 Stelle? Si riaprano i contratti e li si finanzi in modo adeguato.
In ogni caso l’azzeramento delle liste di attesa non è mai riuscito al mondo… in nessun Paese…
Libera Professione dei dirigenti medici pubblici (LP) significa lavoro extraorario che il medico può decidere di fare o no… Se no… dedicherà il suo tempo libero ad altro…
Piccolo particolare che sfugge ai 5 Stelle: i contratti di lavoro del pubblico impiego, e quindi anche quello dei medici, non vengono rinnovati da 9 anni.
Ciò ha provocato un netto calo della redditività dei medici stessi (come di tutti i lavoratori dipendenti).
C’è da chiedersi se non si finanziano i contratti, se non si completano degli organici medici sostituendo pienamente i pensionati, se non si modificano le condizioni di lavoro e la carriera dei medici dipendenti, come si può pensare che si possa distruggere la libera professione dei medici ospedalieri senza riscrivere totalmente le regole di attività e in particolare senza affrontare in modo organico e strutturato l’enorme problema della crescente richiesta delle prestazioni ambulatoriali.
A queste “semplici” domande la giornata del Wellfare-day (Roma, Palazzo Colonna, 07.06.2017) ha fornito solo una risposta molto parziale che comunque implica un aumento della spesa sanitaria di ciascuno di noi.
E allora cosa resta, oggi, della Riforma Sanitaria del 1978?
Stefano Biasioli
(medico in pensione)