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Bcc, chi ha detto sì alla Cassa centrale

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Forse non era nemmeno previsto. Cassa centrale ha tracciato un primo bilancio sulle adesioni al suo progetto aggregatore, antagonista a quello roma-centrico targato Iccrea (qui l’ultimo approfondimento di Formiche.net), che farà il punto della situazione giovedì prossimo. Ad oggi 110 istituti tra bcc e casse hanno detto di sì ai vertici della banca con sede a Trento di cui è dg Mario Sartori. Il dato è contenuto in un elenco (qui il documento) inviato dalla stessa Cassa.

CHI HA DETTO (DI SI) A TRENTO

Il grosso delle adesioni è arrivato dal Trentino Alto Adige che ha fatto la parte del leone e ha portato in dote 34 istituti di credito. Dal computo vanno ovviamente escluse le Raffeisen, le casse altoatesine, che costituiranno un gruppo a sé. Ma, come più volte documentato da Formiche.net,  il progetto messo a punto dal dg Sartori e dal presidente Giorgio Fracalossi (nella fotoqui l’intervista) ha fatto breccia nei consigli di amministrazione di banche provenienti da ogni parte d’Italia. Dalla Valle D’Aosta, fino alla Sicilia, da cui provengono sei bcc aderenti al polo trentino, fino all’Abruzzo, passando per la Puglia, il Lazio e la Campania.

IL CASO DELLA SICILIA

Dalle pieghe dell’elenco diffuso da Cassa centrale emerge, non senza un po’ di sorpresa, una robusta adesione da parte delle banche cooperative siciliane. Le quali, a dispetto dei mille e passa chilometri di distanza, hanno mostrato un certo interesse verso il progetto trentino: sei Cda su 22 hanno deliberato l’ok a Cassa centrale. Ovvero, Bcc del Nisseno di Sommatino e Serradifalco, Bcc la Riscossa di Regalbuto, Bcc Antonello da Messina, Bcc di Sambuca di Sicilia, Bcc dei Castelli e degli Iblei e Credito Etneo.

LA BATTAGLIA PER IL VENETO

Ma è in Veneto che Cassa centrale si è giocata una buona fetta della credibilità industriale. Dal Veneto è emerso un certo equilibrio, con Iccrea che ha sfilato parecchie bcc a Trento, andando contro le previsioni. Gli istituti che hanno appoggiato la Cassa sono una decina in tutto, tra cui Bcc delle Prealpi, Rovigo banca, Bcc Colli Euganei e la Cassa rurale di Cortina d’Ampezzo. Cassa centrale se l’è cavata molto bene anche in Puglia, dove ha portato nel suo alveo ben 9 istituti, tra cui le Bcc di Alberobello e di Cassano delle Murge.

GLI ULTIMI ARRIVATI

Chi sono gli ultimi arrivati a Cassa centrale? La Bcc di Anagni, in provincia di Frosinone, la Cassa Padana, la Bcc di Locorotondo e Centro Banca Lazio. Adesso però bisogna capire come Cassa centrale riuscirà ad amalgamare questo gruppo così eterogeneo, seppur salvaguardando le singole identità territoriali.

LO SCENARIO

“I numeri che abbiamo raggiunto vanno oltre le nostre più rosee previsioni. Nasce un gruppo bancario nazionale con 110 banche, che tocca tutte le regioni italiane a parte la Sardegna, con una attenzione fortissima al cuore del territorio”, ha spiegato il dg Sartori. “Adesso si tratterà di stabilire i criteri per unire queste realtà. In questa fase siamo impegnati nella definizione delle aree progettuali e in quelli che sono gli investimenti che dovremo andare a fare per rendere la capogruppo adeguata al proprio ruolo. Si tratta di un forte impegno, che dovrebbe concludersi entro fine anno con la presentazione ufficiale della domanda di autorizzazione alla Banca d’Italia per diventare capogruppo”.

I CONTI DI CASSA

Certo è che per sostenere tale sforzo bisognerà avere le carte più che in regola. Pochi giorni fa l’assemblea della cassa ha approvato il bilancio d’esercizio 2016 (qui il documento) che presenta risultati molto positivi. Tutti i principali indici si confermano in crescita: l’utile netto si attesta a 18,4 milioni di euro, in aumento rispetto ai 14,8 dell’anno precedente, l’ indice di solidità (CET1 Ratio) si colloca al 24,7% rispetto al 20,68% del 2015 a conferma di un livello di solidità di primario standing, che rappresenta una valida base di partenza per la costruzione del Gruppo Bancario Cooperativo. Il valore aggiunto globale (valore che descrive la ricchezza che la Banca, attraverso la propria attività, è in grado di generare e ripartire) pari a 80,8 milioni euro, in crescita rispetto ai 71,5 del 2015 e suddiviso tra il sistema credito cooperativo (31,7 milioni), collaboratori (16,1 milioni) collettività, stato e comunità (14,8 milioni).

IL NODO AUMENTO 

Conti buoni però non bastano. Servono spalle larghe per reggere l’intero progetto. Anche per questo Cassa centrale, entro il prossimo autunno concluderà la ricapitalizzazione da 700 milioni, già pre-collocata presso le banche aderenti. Operazione essenziale per concludere felicemente l’intero iter e ricevere il benestare finale di Bankitalia e Bce. Come si legge in un recente report del professor Ruozi della Bocconi, “nel gruppo riferibile alla Cassa Centrale, alla luce degli stress test si renderebbe necessario sostenere 43 Bcc problematiche su un totale di 105 affiliate. Tale intervento richiederebbe di mettere a disposizione delle banche suddette maggiori capitali per circa 693 milioni di euro al fine di ripristinare un CET1 ratio pari al 13,5% a fronte di un patrimonio libero eccedente (free capital) pari a circa 977 milioni di euro”.


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