Vietato arretrare di un millimetro sulle popolari venete e su Mps. Tradotto, guai a far pagare ai bancari i disastri commessi da pochi. E’ un monito che ricorre sovente nel lungo intervento che Lando Sileoni (nella foto), segretario generale della Fabi, il maggiore sindacato dei dipendenti del credito, ha tenuto ieri mattina, aprendo il 123esimo consiglio della federazione, a Roma e intitolato “L‘anno che verrà”. Per evitare bagni di sangue però, bisogna fare due cose. Serrare le fila tra le rappresentanze del credito, Abi e Fabi, e sollecitare il governo a prendere una posizione chiara con l’Europa sulle crisi bancarie. In soldoni, basta vivere con l’incubo del bail-in, ma alzare la voce con chi nelle istituzioni europee, Bce inclusa, vagheggia ristrutturazioni lacrime e sangue.
NO AI DIKTAT SULLE VENETE
La prima questione ad essere presa di petto, che poi è anche quella più calda, riguarda le due popolari venete, Veneto Banca e Popolare di Vicenza, che più volte hanno accarezzato il bail-in (oggi e domani sono in programma due delicati cda) per trovare una soluzione “di sistema” per usare un termine caro al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Ma qualunque ricetta venga tirata fuori dal cilindro, e qui sta il primo messaggio della Fabi, non deve essere una tagliola. Sulle popolari venete “credo che ormai sia opportuno uscire da questo letargo e per questo invito il ministero dell’Economia e lo stesso Governo a prendere una posizione chiara sia verso la Commissione europea sia verso le banche”. Perché, ha poi tuonato Sileoni in una sala gremita di manager, Intesa a Unicredit, “non accetteremo che diktat delle autorità Ue siano utilizzati dai nostri banchieri come un alibi per licenziare. E, sia chiaro, agli eventuali licenziamenti risponderemo con la massima fermezza”.
LA SPONDA DI TAJANI
Una sponda alla Fabi, seppur da un altro punto di vista, è arrivata da Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo, intervenuto per video-messaggio. L’ex parlamentare di Forza Italia ha voluto sottolineare gli effetti della rivoluzione tecnologica sulla forza lavoro. Il processo di trasformazione e innovazione del sistema bancario non si deve tradurre “in indiscriminati tagli del personale bancario ma punti alla riqualificazione delle competenze. Il fattore umano deve essere una fattore strategico in questi cambiamenti. E mi auguro che questo avvenga anche per le nostre banche”.
ALLA RICERCA DI UN ACCORDO BANCARI-BANCHIERI
Tornando al dossier popolari-Mps, i bancari riuniti nella Fabi hanno provato a mettere le mani avanti, proponendo ai banchieri dell’Abi, rappresentati per l’occasione dal dg Giovanni Sabatini, una sorta di scudo contro soluzioni calate dall’alto. Una rete di accordi con l’associazione bancaria per trovare, in caso di crisi bancaria, la soluzione più giusta e adatta. “Oggi qui chiediamo ad Abi un accordo programmatico per ricercare soluzioni a favore di quelle banche in difficoltà dove è previsto l’intervento dello Stato, ossia le popolari venete e Mps”, ha argomentato Sileoni. Il paracadute immaginato dalla Fabi è una sorta di “cabina di regia Abi-sindacati che consenta di gestire queste situazioni di difficoltà, stabilendo un quadro di regole condivise a tutela dei lavoratori”.
IL CONTRATTO NAZIONALE
Ancora, in merito al contratto nazionale “chiediamo all’Abi una riapertura preventiva del dibattito sul nuovo contratto nazionale dei bancari, mantenendo però inalterata la scadenza dell’attuale al 31 dicembre 2018 per poter gestire al meglio i cambiamenti e le innovazioni di settore senza doverle subire successivamente e poter creare le condizioni per mantenere i livelli occupazionali”.
LE PROCURE? SI SVEGLINO
Chiariti gli aspetti più “industriali”, ovvero che le crisi bancarie non devono pagarle i lavoratori, che l’Europa non deve decidere su tutto e tutti e che l’Abi dovrebbe unire le forze a quella della Fabi per risolvere in modo morbido eventuali crack, la domanda che si sono posti alla Fabi è questa. Chi paga il conto? Il sindacato ha puntato il dito contro quei magistrati troppo tolleranti verso certi banchieri responsabili di disastri. Nel settore bancario italiano “vorrei che finisse questo periodo di impunità. Diciamolo, non è vero che le responsabilità sono equamente distribuite, esistono i colpevoli e soprattutto non esistono gli anticorpi”. Di qui, l’attacco diretto alle procure. “Ci sono procure che stanno troppo alla finestra mentre il tempo scorre verso la prescrizione è sufficiente ricordare i 34 miliardi di aumenti di capitale degli ultimi anni. Parlo di quello che è avvenuto a Siena (Mps, ndr), Vicenza (Popolare di Vicenza, ndr), Montebelluna (Veneto Banca, ndr). Significa che c’è stata la volontà di continuare in attività fraudolente”. E Sileoni punta il dito: “Rimaniamo sconcertati che gli autori di certi scandali siano ancora a piede libero” ma “crediamo ancora nel valore della magistratura, ultimo baluardo”.
LE CRITICHE ALLA RIFORMA COOPERATIVA
Nella giornata della Fabi, presso l’hotel Ergife, ha trovato spazio anche il riassetto delle Bcc (qui l’ultimo approfondimento di Formiche.net). “Lo sapete che cosa comporterà questa riforma? Che aumenterà la conflittualità all’interno di un movimento importante come quello cooperativo. Si sono creati due schieramenti (Iccrea e Cassa centrale, ndr) che alimenteranno la tensione all’interno delle banche cooperative”, ha spiegato Sileoni. Il leader della Fabi ha poi fatto un’altra, amara, considerazione sulla riforma voluta dal governo Renzi. “Ogni banca ha deciso con quale dei due progetti andare, sulla base delle valutazioni di quel dg o quel presidente del Cda. Ma non ci illudiamo, alla fine deciderà sempre la Bce e non la capogruppo”.
LA RISPOSTA DELLE BANCHE
La risposta delle banche non si è fatta attendere. La Fabi ha incassato, almeno per il momento, un doppio sì. “Caro Lando, ti dico sì alla tua richiesta valutare una cabina di regia sulle crisi bancarie e ti dico sì anche sul contratto nazionale”, ha affermato Eliano Omar Lodesani, Coo di Intesa Sanpaolo e presidente del Casl Abi, intervenendo alla kermesse della Fabi. “Da noi c’è massima disponibilità su questo tema. Lando mi ha passato il cerino, quando lo passa brucia ma illumina anche. Nonostante le difficoltaà abbiamo firmato il contratto, il sindacato e le banche insieme hanno fatto la
differenza e dato il là ad altri contratti. Orgogliosamente dobbiamo continuare su quella strada insieme”. Porta aperta su ambo le questioni anche dalla stessa Abi, come ha fatto sapere Sabatini, lasciando il convegno. “La richiesta di un confronto all’interno del Casl per cercare di individuare anche per le banche in crisi le soluzioni migliori, è assolutamente accolta, lavoreremo anche su questo”.