Divieto di iscrizione alla massoneria per magistrati, militari e rappresentanti delle forze dell’ordine. Questo prevede una proposta di legge di Articolo 1 – Mdp, a prima firma Claudio Fava, depositata a Montecitorio. Non è la prima volta che il Parlamento cerca di affrontare la questione. Qualche mese fa è stato presentato un ddl anche dal Pd, a firma Davide Mattiello. “Il problema è che i magistrati e i militari giurano fedeltà alla Repubblica, perciò è il caso che non appartengano a ordini che prevedono, tra le altre cose, obbedienza e fedeltà. Un magistrato deve seguire solo la legge e la sua coscienza, non altro”, dice Fava. La legge all’articolo 1 recita: “Ai magistrati ordinari, contabili, amministrativi e ai militari è vietata l’appartenenza a qualunque titolo ad associazioni massoniche o similari che creano vincoli gerarchici, solidaristici e di obbedienza, pena la decadenza dagli incarichi e la nullità degli atti compiuti”.
La legge, però, si occupa anche dei parlamentari, obbligandoli a un’operazione di trasparenza. “Entro tre mesi dalla proclamazione – si legge nell’articolo 2 – i membri del Senato e della Camera sono tenuti a depositare una dichiarazione, anche negativa, sull’eventuale appartenenza a qualunque titolo ad associazioni massoniche o similari”. La stessa dichiarazione poi, secondo la legge, è richiesta “ai dipendenti pubblici e a coloro che ricoprono incarichi pubblici”.
“Non c’è una normativa specifica su questo tema e il nostro obbiettivo è completare quanto prevede il dettato costituzionale anche alla luce delle complesse vicende di cui ci stiamo occupando”, osserva Francesco Laforgia, altro deputato di Mdp. La commissione Antimafia guidata da Rosy Bindi, di cui Fava è vicepresidente, infatti, da tempo sta conducendo una battaglia contro la massoneria a fronte di notizie giunte da alcune procure su legami tra logge più o meno occulte e criminalità mafiosa in certe zone del Sud, specialmente nella provincia di Reggio Calabria e di Trapani dove, negli ultimi anni, si è registrata un’esplosione del numero delle logge. Proprio per questo all’inizio dell’anno l’Antimafia ha obbligato le maggiori logge italiane, a partire dal Grande Oriente d’Italia, a fornire gli elenchi completi dei loro aderenti, suscitando polemiche e reazioni da parte dei grembiulini di tutto lo stivale.
Ma ci sono parlamentari in questi elenchi? “Stiamo procedendo alla lettura, finora qualche nome è stato trovato, ma non si tratta di esponenti politici di spicco”, risponde Fava. Che poi si lascia sfuggire: “Ho la sensazione che anche in commissione Antimafia vi sia la presenza di qualche massone…”.
Questa legge, secondo il deputato catanese da sempre attivo sul fronte antimafia, “va a colmare un vuoto normativo che ci portiamo dietro da oltre 35 anni e che comporta un conflitto palese con alcune norme della Costituzione”. “E’ evidente – continua Fava – che le due appartenenze, quella massonica e quella alla magistratura – oltre a costituire un conflitto all’origine, possono tradursi in atti che mettono a repentaglio i principi della Costituzione, secondo cui i pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della nazione. Crediamo sia questo un punto di verità che il Parlamento deve alla collettività”.
Ma la legge passerà? Al momento c’è solo un accordo di massima con il Pd, M5S e Sinistra italiana. Ma non è assolutamente detto poi che in Parlamento si trovino i numeri sufficienti per approvarla. E su questo fronte l’obbligo per i parlamentari di dichiarare l’appartenenza massonica potrebbe frenare il cammino della norma. “Vedremo se chi predica la trasparenza poi farà seguire alle parole i fatti”, sostiene il vicepresidente dell’Antimafia. Il quale, poi, garantisce che Mdp “in vista delle prossime elezioni, assicurerà la massima limpidezza possibile nelle proprie liste, escludendo la presenza di massoni”. Al momento, però, nessun codice dei partiti vieta la candidatura di affiliati alle logge. Quindi non è detto che anche le altre forze politiche s’impegnino a non candidare massoni.