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Perché Tim ha cambiato idea sulla banda ultralarga. Parla Cattaneo

Flavio Cattaneo

“Non c’è mai stato alcun divieto di cambiare idea. La tecnologia è aumentata, si sono abbassati i costi e abbiamo deciso di investire anche nelle aree a fallimento di mercato. E la normativa lo consente. Quello che non consente è che si blocchi un investimento privato a favore di uno pubblico”.
È lapidaria la risposta di Flavio Cattaneo in audizione questo pomeriggio davanti alle commissioni Lavori pubblici e Industria del Senato sui recenti sviluppi del piano di realizzazione della banda ultralarga, dopo le recenti accuse da parte dell’esecutivo alla società di voler ostacolare il piano governativo di realizzazione della rete pubblica in fibra ottica affidata ad Open fiber (Of), la società di Enel e Cassa depositi e prestiti, investendo nelle aree dove Of si è aggiudicata il primo bando.
Questa mattina sullo stesso tema sono stati ascolti i vertici di Open fiber, l’amministratore delegato Tommaso Pompei e il presidente Franco Bassanini (leggi qui cosa hanno detto i vertici).

ACCUSE SENZA FONDAMENTO

“Siamo stati accusati di aver repentinamente cambiato la nostra posizione, al punto da voler bloccare la costruzione delle infrastrutture da parte del vincitore del bando. Ma ci sono prove evidenti che tali accuse non hanno alcun fondamento”, ha detto Cattaneo ripercorrendo le ultime tappe del piano del governo e ricordando di aver più volte negli ultimi anni comunicato di voler cambiare le proprie intenzioni.
“Nel 2015 è stato chiesto di comunicare dove volevamo investire e non dove non volevamo investire. Nel 2016 abbiamo detto di voler modificare i nostri piani e una mattina di giugno 2017 ci sentiamo dire di aver applicato cambi repentini al piano”, ha sintetizzato Cattaneo.
Nessuna accelerazione, quindi, ha detto l’ad di Tim spiegando che “quando abbiamo iniziato a sviluppare i nostri piani non esisteva nemmeno il piano banda ultralarga del governo”.

COSA PREVEDE LA NORMATIVA

Per Cattaneo, Tim dunque è in piena regola: “La normativa europea prevede che lo Stato ogni anno, anytime, verifichi se vuole cambiare i propri piani, altrimenti è utilizzo improprio di soldi pubblici”.
E cosa ha fatto Tim? “Ha comunicato realtime i suoi piani – ha spiegato Cattaneo – in quanto alcune aree sono diventate pian piano commercialmente compatibili con il ritorno economico. Per cui riteniamo di essere nel rispetto delle regole”.

PUBBLICO VS PRIVATO

“Questa società – ha aggiunto il capo azienda di Tim – con soldi privati ha fatto recuperare tutto il gap infrastrutturale con il resto dell’Europa, facendo salire la posizione del nostro Paese di sei punti. Adesso – è la riflessione di Cattaneo – se si pretende che un investimento dello stesso operatore privato, sia bloccato a favore di uno pubblico, questo la legge non lo consente”.
Cattaneo tira poi in ballo la libertà di impresa: “Lo Stato non può impedire a noi di fare la rete perché è un upgrade di quella esistente. Io penso che lo Stato debba fare quello che non fa il privato. Se chiudiamo il cervello tra pubblico e privato, e non riconosciamo la sostanza dei fatti, e ci pariamo dietro questi meccanismi legali, non riconosciamo il mercato. Le condizioni economiche sono cambiate. È un fatto concreto”, ha concluso Cattaneo.

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