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Come procede la guerra contro il diesel in Europa?

Di William Boston

Da Monaco a Madrid, le metropoli europee mettono al bando o limitano la circolazione dei veicoli diesel in un contesto di crescente allarme per le emissioni. Questa è la nuova grande sfida di fronte alle case automobilistiche del Vecchio Continente, che vendono milioni di veicoli diesel. I governi sono stati lenti nel reagire al Dieselgate. Mentre le amministrazioni locali, pungolate dai gruppi ambientalisti, sono i nuovi leader di un movimento anti-diesel che sta costringendo l’industria automobilistica europea a ripensare il futuro in questo campo.

Tra i comuni impegnati a vagliare una messa al bando di queste auto ci sono le città tedesche di Monaco di Baviera (sede della Bmw) e Stoccarda (che ospita Daimler e Porsche). Il messaggio al comparto europeo? Se non sarete in grado di convertire il diesel, ci penseremo noi. “Le amministrazioni locali stanno inviando all’opinione pubblica e ai produttori il chiaro segnale che i veicoli ecologici saranno privilegiati”, ha sintetizzato Ray Minjares, ricercatore all’International Council on Clean Transportation, cui si deve la scoperta del dielegate. Lo scandalo, che ora toccare altre società, ha avuto origine negli Stati Uniti, dove tuttavia il diesel riguarda meno del 5% delle vetture a fronte della metà delle auto vendute in Europa (circa 85 milioni). L’Unione europea è al centro della scena dopo aver fissato obiettivi per la riduzione delle emissioni di biossido di carbonio. Il cambiamento climatico non è l’unico problema. Stando a uno studio co-firmato da Minjares, una singola sostanza inquinante derivante dai motori diesel ha causato 107.600 morti premature a livello mondiale nel 2015, di cui l’80% in Europa, Cina e India.

Ma l’automotive avrà il loro bel da fare per allontanarsi dal gasolio e soddisfare gli standard europei sui gas serra. La domanda per le elettriche è ancora inferiore al 2% rispetto alle vendite globali. Incluse le ibride plug-in, lo scorso anno il segmento rappresentava appena l’1% dei 14,6 milioni di nuove vetture nell’Ue.

L’impatto sul reddito preoccupa molto i player tedeschi. Oltre metà del venduto in Europa da Bmw, Mercedes, Audi e Porsche è diesel. Dieter Zetsche, ceo di Daimler, ha dichiarato: “Le limitazioni alla circolazione sono una risposta politica ma non porteranno a un cambiamento reale perché non possono effettivamente essere applicate”. Anche il principale sindacato tedesco, Ig Metall, dissente ricordando che i divieti gravano in modo sproporzionato sulle classi meno abbienti. Gli automobilisti dovrebbero convertire i motori vecchi mentre i politici dovrebbero promuovere l’elettrico e investire nella tecnologia per migliorare la situazione dei flussi di traffico. “Una richiesta così radicale è un’assurdità”, ha affermato in settimana Roman Zitzelsberger, segretario della sezione Sud-occidentale. Ma l’industria automobilistica tedesca offre un compromesso. La proposta riguarda l’aggiornamento del software sui diesel di età media attualmente su strada per portarli in linea con gli standard moderni, a patto che i divieti vengano ritirati. Ma quasi metà dei 15 milioni di motori diesel circolanti in Germania sono troppo vecchi per essere sistemati. I sindaci alla guida dell’iniziativa non hanno molta scelta. Le città in questione sono veri e propri snodi del traffico in cui la qualità dell’aria è tra le peggiori al mondo. Proprio in Germania, dove Rudolf Diesel ha inventato l’omonimo motore, l’anno prossimo Stoccarda darà il via al suo bando (circa il 90% delle auto circolanti), a eccezione delle versioni più moderne.

In risposta a una sentenza del tribunale, Monaco, che sta studiando un passo simile, entro la fine della settimana dovrà presentare il piano per un drastico taglio dell’inquinamento cronico. Parigi, dove è vietata la circolazione di qualsiasi veicolo diesel precedente al 1997, a luglio estenderà la soglia fino all’annata 2001, il che interesserà quasi un quinto dei veicoli pesanti e una minore percentuale dei veicoli passeggeri. Il sindaco di Londra, Sadiq Khan, sta mettendo a punto una zona a emissioni ultra basse mediante l’istituzione di un sistema di pedaggi urbani proibitivi. “L’aria a Londra è letale”, ha ammesso in aprile, mentre presentava il piano per il notevole incremento della tariffazione per i veicoli più inquinanti a partire dal 2019.

Oslo ha emanato un divieto imposto ai propulsori diesel in gennaio, quando lo smog invernale soffocava la città. I trasgressori venivano puniti con una multa di quasi 180 dollari. Effettivo dalle 6 alle 10, il blocco è stato ritirato quando si sono levati i venti e l’aria si è purificata. La strategia sta prendendo piede anche al di fuori dell’Europa. In occasione di un summit dei primi cittadini, a dicembre Città del Messico si è alleata a Parigi, Atene e Madrid per un impegno finalizzato a bandire tutti i veicoli diesel dalle rispettive città entro il 2025. Seoul intende vietare ai diesel precedenti al 2006 l’accesso al centro.

Traduzione di Giorgia Crespi 

Pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi


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