Mentre i riflettori dei media internazionali sono puntati sulle ultime battute della battaglia di Mosul, la guerra allo Stato islamico ha registrato questa settimana un nuovo, fondamentale sviluppo. Lunedì le Forze democratiche siriane (SDF) alleate degli USA sono penetrate nella città vecchia di Raqqa, la capitale siriana del califfato, grazie ad un bombardamento mirato delle mura che circondano la cittadella, attacco che ha permesso di aprire due varchi di circa 25 metri. Comincia dunque l’assalto all’ultima ridotta per i circa 2.500 jihadisti che ancora difendono la città, ormai accerchiata su tutti i lati dalle SDF.
La battaglia di Raqqa giunge così alla sua fase culminante, dopo che le SDF ne avevano annunciato l’inizio il 6 giugno al termine di una lunga avanzata nelle regioni orientali della Siria cominciata nel novembre scorso. Domenica le milizie avevano annunciato di aver attraversato l’Eufrate da sud, completando l’accerchiamento della città. Il capo dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, Rami Abdurrahman, ha dichiarato che adesso tre unità SDF si sono posizionate verso le mura dove, coperte dall’aviazione USA, hanno cominciato intensi combattimenti contro i miliziani dell’IS. Alcuni video diffusi dalle SDF mostrano i loro miliziani muoversi all’interno della città vecchia nei pressi del quartiere Qasr al-Banat. Un secondo fronte interno alla città vecchia si è aperto grazie alla penetrazione delle SDF attraverso la Porta di Baghdad.
Il bombardamento del muro si era reso necessario perché i jihadisti, in previsione dell’assalto nemico, avevano piazzato numerose mine dotate di speciali sensori, ordigni IED e cecchini presso le porte esistenti del muro. L’apertura dei varchi ha quindi spiazzato lo Stato islamico, che evidentemente sperava di bloccare l’avanzata delle forze nemiche in direzione della città vecchia.
I comandi USA sembrano euforici. Il capo dell’Operazione Inherent Resolve, generale Steve Townsend, ha dichiarato che “sarà difficile ora convincere le nuove reclute che l’ISIS rappresenta una causa vincente proprio mentre sta perdendo le sue capitali gemelle in Siria ed Iraq”. Ma come dimostra la battaglia di Mosul, che infuria da novembre ed è giunta solo ora alle sue battute finali, il cammino per la liberazione di Raqqa sarà lungo e sanguinoso essendo prevedibile una strenua resistenza da parte dei jihadisti.
Inoltre gli alti comandi dello Stato islamico sono già al sicuro più a est, nella provincia di Deir al-Zour, che è in gran parte ancora sotto il controllo dello Stato islamico. La presenza dell’IS in questa porzione di Siria rappresenta una minaccia costante per la sua posizione vicina alle altre province siriane e ai confini di Iraq e Giordania. La strategia dell’IS potrebbe essere quella di costituire nuove cellule pronte ad entrare in azione al momento opportuno, esattamente come è accaduto in Libia, dove l’IS ha reagito alla liberazione del caposaldo di Sirte l’estate scorsa ritirandosi nelle regioni desertiche più a sud, dove si è attestata in attesa di nuovi sviluppi.