Era un bel pomeriggio d’estate quel 15 luglio 1997 e nelle strade vicino Piazza di Spagna a Roma si potevano incrociare modelle e addetti ai lavori perché in serata era previsto un evento di moda, Donna sotto le stelle: sfilate di top model con capi d’abbigliamento di prestigiosi marchi che si alternavano ad ospiti glamour sulla scalinata di Trinità dei Monti.
È durante questa atmosfera festosa che alla famiglia Versace, Donatella e Santo, presenti con i loro abiti alla manifestazione, arriva la notizia della morte di loro fratello, Gianni Versace. Lo stilista, creatore della maison col simbolo della Medusa, muore con un colpo di pistola alla nuca sparato da uno squilibrato, Andrew Cunanan, a Miami, davanti la sua villa, casa Casuarina, in Ocean Drive, mentre rientrava da una passeggiata mattutina. L’omicidio sconvolge il mondo intero, ancora oggi la sua morte è avvolta da un alone di mistero tanto che la Hbo gli ha dedicato un capitolo della serie Tv American crime story.
Nato a Reggio Calabria il 2 dicembre 1946, aiuta la madre nella sartoria di famiglia, invece di continuare gli studi universitari. Ma presto si trasferisce a Milano e il suo estro, la sua creatività, che sarà esportata come made in Italy in tutto il mondo, comincia subito a circolare nell’ambiente della moda.
Gianni Versace simbolo della gioia, della positività, della bellezza (creò lui il mito della top model, basti pensare solo ad alcuni nomi rimasti nella storia come Carla Bruni, Naomi Campbell, Claudia Schiffer, Eva Herzigova) muore tragicamente 20 anni fa a soli 50 anni.
Umberto Pizzi con le sue foto d’archivio lo ricorda tra sfilate e mondanità (riproduzione riservata)