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L’attualità del Trono di Spade

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Nel primo faccia a faccia tra re Felipe VI di Spagna e Pablo Iglesias, il leader di Podemos appena entrato in Parlamento ha regalato al reale un cofanetto del “Trono di Spade”. “Le offrirà alcune chiavi di lettura per capire la politica spagnola” ha commentato il leader degli Indignanos.

L’opera di George R.R. Martin si è sviluppata come un’allegoria della complessità del reale.La grande attenzione suscitata ha superato i limiti degli appassionati arrivando a contaminare più “campi”: Iglesias ne ha ricavato un “manuale” di politica intitolato proprio al Trono di Spade.

La serie ha un andamento epico. Sembra di ascoltare leggende antiche. È fantasy sì, ma lontano dai canoni dell’epic fantasy come il Signore degli Anelli.
È l’iper-realismo il punto focale: più che i canti nordeuropei è la tragedia shakesperiana a connettere l’universo delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco.
Idee grandiose in lotta fra loro, l’ascesa e la caduta di personaggi straordinari e mediocri, i vizi e le virtù dell’animo umano espressi al loro massimo grado, l’utopia e il terrore, il sangue, l’amore e l’odio, gli intrighi e i complotti di corte, un sottile confine tra il sogno e l’incubo…

Quali sono le ragioni del successo della serie?

Potremmo dire che la chiave di tale popolarità risiede solo in un’efficace combinazione di intrighi, violenza, avventura e sesso in uno scenario di paesaggi mozzafiato: una formula infallibile per vendere il più possibile.

Tuttavia le ragioni sono ben più profonde. Il panorama di distruzione dell’ordine sociale e politico che la serie mette in scena, e la feroce lotta di una manciata di regni per la conquista del Trono di Spade, minacciato dal collasso dell’intera civiltà, hanno molto in comune con il nostro pessimismo e con l’oscura profezia che vorrebbe la fine della civiltà occidentale. Pessimismo che dilaga ormai in ogni aspetto della nostra vita – spirituale, personale, politico, lavorativo – specialmente nei Paesi più colpiti dalla crisi finanziaria del 2008.

Il mondo del Trono di Spade, proprio come il nostro, è una complessa scacchiera con numerose tensioni e lotte per la supremazia. È impossibile sconfiggere la violenza e il potere. Il tempo nei Sette Regni è scandito dai nostri stessi momenti. Elite ricchissime godono di potere e agiatezza, mentre la popolazione muore di fame. La legittimità del potere è messa in discussione, ed emergono proposte rivoluzionarie, gruppuscoli settari, banditi. Approdo del Re è divisa in due spazi di narrazione: la Fortezza Rossa, da dove governa la coalizione delle casate Lannister-Baratheon-Tyrell, e la periferia della città, degradata, dove si saldano le sofferenze del popolo e l’emersione di fenomeni fondamentalisti.

Sembra di leggere il geografo marxista Immanuel Wallerstein: la nuova battaglia politica è fra i proponenti dello spirito di Davos, causa della disuguaglianza economica, e fra quelli di Porto Alegre, che vogliono maggiore ridistribuzione. Lo spiega Ser Jorah Mormont, nella quarta puntata della prima stagione, che “il popolo prega per la pioggia, per la salute e perché l’estate non finisca. A loro non interessa il gioco del trono degli alti Lord”.

Secondo il Global Wealth Report 2015 il decile più ricco del pianeta detiene attualmente l’87% del patrimonio mondiale dell’economia. È una situazione esplosiva. Anche se sembra andare tutto per il meglio, la ricchezza è sempre più concentrata, arretra la classe media, il sistema finanziario mondiale è sempre più fragile e il mercato si distacca sempre più dallo stato di diritto. Ritorna la violenza, l’estremismo e il caos. L’agricoltura mondiale è a rischio, a causa dell’aggravamento delle condizioni climatiche e del peggioramento di quelle ambientali.

Come nel Trono di Spade, noi stessi ci troviamo ad affrontare una situazione di incredibile complessità. Sentiamo l’imperativo di fare qualcosa per cambiare questo sfacelo, e farlo subito. Un cambiamento che può originare solo tramite una rivoluzione, che riporti al centro l’Uomo nel suo rapporto con gli altri e con il Pianeta.

Diceva Daenerys Targaryen: “Lannister, Baratheon, Stark, Tyrell: sono solo raggi di una ruota. Non ho intenzione di fermare la ruota. Ho intenzione di distruggerla”.

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