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Fincantieri e Libia, vi racconto la schizofrenia dei macroniani italici su Macron

macron, rifugiati, migranti

Da Romano Prodi a Eugenio Scalfari, nelle ultime ore è tutto un lagnarsi contro Macron.

In particolare – e giustamente – ci si duole della clamorosa esclusione dell’Italia dal vertice sulla Libia. Terzo schiaffo, notiamo qui: dopo il semaforo rosso a operazioni di Fincantieri nella cantieristica francese; e dopo le prese in giro sull’immigrazione (“in Francia, dall’Italia, possiamo accettare i profughi, non i migranti economici”, che è come dire “teneteveli”).

Dunque, l’establishment italiano scopre improvvisamente che l’inquilino dell’Eliseo è cattivo, è napoleonico, si fa gli affari suoi, e…perfino che è francese!

Eppure un mese fa erano tutti lì a festeggiarlo, in un tripudio di bandiere europee e Inno alla gioia. Ho qui una collezione (la rileggo nelle giornate di malinconia) di dichiarazioni di esponenti italiani sull’elezione di Macron. Toni lirici, da destra a sinistra, quasi senza eccezioni. Con gli immancabili “servirebbe un Macron anche qui”, un Renzi su di giri, con coro unanime dei grandi giornaloni mainstream, e l’indimenticabile sortita di un esponente di primo piano di Forza Italia (“Macron è liberalsocialista come me”).

Teatrino a parte, resta la sostanza, che qui – nel nostro piccolo – tentiamo di illuminare da mesi. Queste umiliazioni sono per un verso il frutto di un’Italia ridotta a “espressione geografica”, e per altro verso un antipasto di come l’asse franco-tedesco si prepara a trattarci.


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