Due giorni dopo la definizione del codice di condotta per le Ong al ministero dell’Interno e il giorno successivo al sostegno dell’Ue, con la conferma che chi non ha firmato non potrà accedere ai porti italiani, la nave “Iuventa” della Ong tedesca Jugend Rettet è stata bloccata dalla Guardia costiera e condotta nel porto di Lampedusa. La nave, battente bandiera olandese, è stata sequestrata su disposizione del Gip di Trapani Emanuele Cersosimo su richiesta del pm Andrea Tarondo con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina: i magistrati ritengono che ci siano contatti diretti con gli scafisti. E’ superfluo aggiungere che la Jugend Rettet, fondata l’anno scorso da ragazzi di Berlino, non ha firmato il codice di condotta, ma in questo caso la questione è più rilevante: la procura di Trapani sta allargando il raggio d’azione su alcune Ong dopo che, già da mesi, ha indagato una decina di membri dell’equipaggio di una nave di Medici senza frontiere. Il sequestro della “Iuventa”, infatti, riguarda un’inchiesta avviata nell’ottobre 2016. In un’audizione parlamentare dello scorso maggio il procuratore aggiunto di Trapani, Ambrogio Cartosio, precisò che l’indagine riguardava specificamente i membri dell’equipaggio e non Msf.
GLI EFFETTI DELLA STRETTA
E’ comunque sicuro che d’ora in poi le disposizioni del Viminale daranno il via al controllo di tutte le imbarcazioni delle Ong che non hanno firmato il codice e alle quali non dovrebbe essere consentito l’ingresso nei porti italiani. A seconda delle rispettive competenze, gli accertamenti saranno svolti dalla Guardia costiera e dalla Guardia di Finanza: eventuali irregolarità saranno oggetto di informative alle procure, anche se non si può escludere il sequestro dell’imbarcazione se non fossero rispettate tutte le condizioni di sicurezza, a prescindere dalla contestazione di altri reati com’è il caso della “Iuventa”.
LA RICOGNIZIONE IN LIBIA
All’indomani dell’audizione dei ministri Angelino Alfano e Roberta Pinotti davanti alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, sia Montecitorio che Palazzo Madama hanno dato il via libera alla missione navale di supporto in Libia: ai voti della maggioranza si è aggiunta Forza Italia, con l’astensione di Fratelli d’Italia e il voto contrario di Lega, M5s e Sinistra italiana. Il pattugliatore Comandante Borsini è entrato nelle acque territoriali libiche poco dopo l’ora di pranzo del 2 agosto: una volta a Tripoli, il nucleo di ricognizione composto da ufficiali del Comando operativo di vertice interforze della Difesa e del comando della Squadra navale della Marina definirà con gli ufficiali libici come coordinarsi per le attività di supporto e sostegno che, si precisa in una nota, “avverranno su richiesta della controparte”. Nave Comandante Borsini è un pattugliatore d’altura varato nel 2001, con un equipaggio di 65 unità, un cannone da 76 mm, due mitragliatrici e la possibilità di imbarcare un elicottero AB212 o NH90.
IN CALO GLI ARRIVI
Che qualcosa sia già avvenendo in Libia, forse per i primi interventi delle amministrazioni municipali del Sud, è dimostrato dagli arrivi che per la prima volta sono in calo rispetto all’anno scorso: al 2 agosto il Viminale ha registrato 95.215 persone, il 2,73 per cento in meno del 2016. I migranti identificati oggi in Libia sono 400mila, ma stime ufficiose li quantificano tra gli 800mila e il milione: lo ha detto Federico Soda, direttore dell’ufficio di coordinamento per il Mediterraneo dell’Oim, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, in audizione al Comitato Schengen. L’opera dell’Oim e dell’Unhcr sarà fondamentale per la gestione dell’emergenza in territorio libico anche perché, ha aggiunto Soda, una trentina di centri di detenzione con 8mila persone sono in condizioni pessime e “andrebbero chiusi subito”. Soda ha confermato che l’Oim sta per ricevere 18 milioni di euro dall’Italia: 2 saranno utilizzati per migliorare i centri, 8 per finanziare i rimpatri volontari assistiti e altrettanti per la stabilizzazione della Libia meridionale.