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Perché l’alleanza Fincantieri, Stx e Naval sul militare è lungimirante (nonostante l’arroganza francese)

Nell’affaire Fincantieri, Stx e Naval non è vero che siamo perdenti: il bicchiere resta comunque mezzo pieno. Va premesso che al momento il discorso è esclusivamente politico. Certo, siamo giustamente i “piccati” per l’atteggiamento francese non solo nella questione dei cantieri e dei patti (per ora legittimamente) non rispettati, ma anche per la faccenda Libia, per quella Telecom, e chissà per quante altre ancora. Pregresse, già in atto o ancora a venire.

D’altro canto, il comportamento francese verso l’Italia, al di là del conclamato rapporto di parentela, è sempre stato un’invariante nel tempo. Quella dei cugini è un’arroganza con la quale avremmo ormai già dovuto imparare a convivere. Giusto lamentarci e scandalizzarci, ma sarebbe anche bene, talvolta, chiederci perché, tentare un minimo di autocritica. La risposta è semplice: evidentemente, lo fanno perché sono convinti di poterselo permettere. Noi di cosa siamo convinti? La politica, gli argomenti “urgenti” dei quali (non) si occupa il nostro Parlamento, il vuoto dibattito nei partiti, ai più incomprensibile, certamente non ci aiutano a capirlo.

Tanto più, in un ambiente come questo, sono apprezzabili le posizioni dei ministri Padoan e Calenda. L’offerta della partecipazione nella componente navale militare non va affatto scartata, e gli stessi interlocutori francesi sanno che non lo faremo perché, con solo un po’ di lungimiranza, non ci conviene farlo. E lo sappiamo anche noi. Solo che, in questo momento della trattativa, è normale che ciascuna parte si senta in dovere di tirare la corda. Ma nessuno vuole che si spezzi. Macron lo deve fare perché deve dimostrare qualcosa a quell’elettorato che lo ha portato vistosamente al potere, Calenda perché ha le idee chiare, sa guardare nel futuro e, se lo lasciano lavorare, è anche in grado di prevalere. Sulla questione della maggioranza azionaria, anche se certamente un po’ al ribasso, saprà spuntarla. Lo sa anche Macron. Nessuno, nemmeno la Francia, può permettersi di rimanere isolata nei programmi più importanti sotto il profilo commerciale.

Qui, è allora il momento di convenire su quanto dichiarato ad Airpress da Giuseppe Bono, numero uno di Fincantieri, e riportato anche da Formiche.net. Dove siamo forti, e nella cantieristica militare e civile lo siamo, dobbiamo allearci con chi è forte nella capacità di influenzare la politica europea più di quanto lo siamo noi. E, nel dopo Brexit, solo la Francia è in queste condizioni. Unica potenza nucleare e unico membro della Ue ad avere un seggio al Consiglio di Sicurezza, assieme alla connaturata grandeur, fanno la differenza,

Per i prossimi trent’anni si tratta di mantenere lo “skill” cantieristico e vendere navi militari non tanto alle Marine Militari italiana e francese, che con i programmi attuali sono già “servite”, ma in tutto resto del mondo. La concorrenza già si sta affacciando, niente ripicche. Forza, e avanti tutta con l’accordo!



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