Nessun uovo contaminato con il fipronil è stato messo commercio in Italia. Il chiarimento arriva dal ministero della Salute guidato da Beatrice Lorenzin che ha così risposto all’allerta lanciata dalla Commissione europea. Secondo l’istituzione guidata da Jean-Claude Juncker, infatti, pure il nostro Paese sarebbe a rischio per aver ricevuto uova contaminate dalla aziende non solo olandesi coinvolte nello scandalo.
IL CASO
La vicenda è esplosa negli ultimi giorni quando è stato definitivamente accertato che in alcune aziende dei Paesi Bassi – e forse pure del Belgio – è stato utilizzato negli allevamenti di bestiame il fipronil, un insetticida vietato dalle norme europee per gli animali destinati alla catena alimentare e descritto dagli esperti come “moderatamente tossico” per l’uomo, foriero quindi di conseguenze sulla salute solo nell’ipotesi in cui vengano mangiate abbondanti quantità del prodotto contaminato. “In ogni crisi vengono commessi degli errori e questa non fa eccezione“, ha commentato il ministro della Sanità olandese Edith Schippers. L’accusa della comunità internazionale ed europea è che le autorità olandesi abbiano temporeggiato troppo nel denunciare lo scandalo, con la conseguenza di non stoppare immediatamente la commercializzazione del prodotto. Schippers, però, ha respinto le accuse di negligenza: “Eravamo consapevoli dell’esistenza di un rapporto che rivelava la presenza di fipronil negli allevamenti già nel novembre del 2016, ma allora non vi era alcuna indicazione che la sostanza potesse trovarsi anche sulle uova“. Ieri due manager dell’azienda olandese ChickFriend sono stati arrestati in Olanda nell’ambito delle indagini.
L’ALLARME DELLA COMMISSIONE
A far deflagrare completamente la questione è stato l’allarme lanciato dalla Commissione europea secondo la quale i Paesi potenzialmente a rischio sarebbero numerosi: oltre all’Italia e ovviamente all’Olanda, pure il Belgio, la Germania, la Francia, la Svezia, il Regno Unito, l’Austria, l’Irlanda, il Lussemburgo, la Polonia, la Romania, la Slovacchia, la Slovenia, la Danimarca, la Svizzera e persino Hong Kong. Ma le aziende bloccate a causa dello scandalo del fipronil si trovano solo in quattro Paesi: Belgio, Olanda, Germania e Francia. Si tratta – com’è stato specificato – non solo di allevamenti di galline ma anche imprese importatrici con una funzione di mediazione rispetto al mercato finale di destinazione. Da inizio agosto sono state fermate per indagini (alcune hanno già ripreso l’attività) 195 aziende in Olanda, 86 in Belgio, 5 in Francia e 4 in Germania.
IL CHIARIMENTO DEL MINISTERO DELLA SALUTE
Come detto, però, non risulta che le uova contaminate siano stato commercializzate nel nostro Paese. Da questo punto di vista il messaggio inviato dal ministero della Salute è tranquilizzante: “Ad oggi, non risultano distribuiti al consumo uova o derivati (ovoprodotti) contaminate da fipronil sul territorio nazionale“. C’è stato un solo caso potenzialmente pericoloso sul quale, tuttavia, le autorità sono intervenute tempestivamente: “Dai riscontri incrociati, effettuati dal ministero della Salute, tra le liste di aziende coinvolte e di quelle che hanno spedito prodotti in Italia negli ultimi tre mesi al momento risulta solo, da una segnalazione delle autorità francesi, pervenuta in data 8 agosto attraverso il Rasff, che un’azienda di tale Paese ha acquistato uova da uno degli allevamenti olandesi interessati e le ha trasformate in ovoprodotti che ha poi venduto anche a un’azienda italiana“. Senza che venissero fortunatamente venduti ai cittadini: “Le autorità sanitarie locali hanno provveduto a porre sotto sequestro la partita, e quindi il prodotto non è stato posto in commercio“.
LA VERSIONE DI COLDIRETTI
I controlli, comunque, continueranno a tappeto – il ministero della Salute ha già inviato l’apposito piano alle regioni – anche perché sull’asse Italia-Olanda gli scambi commerciali in questo specifico ambito sono assai intensi, come ha chiarito in una nota Coldiretti. L’associazione dei coltivatori diretti – guidata da Roberto Moncalvo – ha reso noto che nei primi cinque mesi del 2017 sono arrivati in Italia dai Paesi Bassi 610.000 chili di uova in guscio di gallina. Una cifra molto elevata a cui sommare anche 648.000 chili di derivati come uova sgusciate e tuorli freschi, essiccati, congelati o diversamente conservati, oltre ad alimenti lavorati come dolci e torte. Per far fronte all’emergenza – ed evitare che possano ripetersene altre in futuro – Coldiretti ha chiesto di togliere il segreto sulla destinazione finale di tutti i prodotti alimentari importati e di rendere, quindi, pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero.
LE CONTROMISURE EUROPEE
La questione sarà affrontate direttamente in sede europea il prossimo 26 settembre in un vertice convocato dalla Commissione con tutti i ministri e le autorità interessate dei Paesi potenzialmente a rischio. “Non si tratta di una riunione di crisi“, la portavoce della Commissione, Mina Andreeva, che poi ha aggiunto: “L’obiettivo è quello di trarre lezioni e discutere modi per migliorare continuamente l’efficacia del sistema dell’Unione riguardo a frodi e sicurezza alimentare“.