L’ultimo nome arriva dall’Università. E sembra quello giusto. Il rettore dell’ateneo di Palermo, Fabrizio Micari (nella foto), sarebbe l’uomo scelto dal segretario del Pd, Matteo Renzi, per correre alle regionali della Sicilia in programma il prossimo 5 novembre. Oltre ai dem, Micari potrebbe essere sostenuto anche da Alternativa popolare, il partito del ministro degli Esteri, Angelino Alfano. Dopo il rifiuto del presidente del Senato, Pietro Grasso, a correre nella sua terra, il Partito democratico, per volontà di Renzi, ha virato su un profilo civico. L’idea era quella di replicare lo schema di Palermo, col Pd e Ap che, pur senza simbolo, hanno sostenuto il sindaco Leoluca Orlando alle recenti amministrative. Dopo il disgelo con Alfano, l’ex presidente del Consiglio, proprio su suggerimento di Orlando, ha proposto Micari ad Ap. E avrebbe avuto il via libera dal capo della Farnesina, corteggiato anche dal centrodestra di Silvio Berlusconi. C’è solo un problema. Negli ultimi tempi, il vicesegretario del Nazareno, Lorenzo Guerini, cui è stato affidato il dossier siciliano, ha lavorato per un campo largo che comprendesse anche Mdp. L’intesa era vicina. La sinistra radicale, però, ha bloccato tutto. E ha posto il veto all’alleanza con Alfano.
NUMERI E RICERCHE
Micari è nato a Palermo il 14 febbraio 1963 ed è professore ordinario d’ingegneria chimica, gestionale, informatica e meccanica. I numeri sono la sua passione. I principali settori di ricerca di cui s’è occupato riguardano l’analisi numerica e sperimentale dei processi di formatura dei metalli e di asportazione di truciolo, lo studio dell’elettroerosione a tuffo e a filo e l’analisi dei trattamenti termici su acciai e sui processi di saldatura. Ha all’attivo 260 memorie scientifiche pubblicate su riviste internazionali e presentate a congressi mondiali. I suoi studi l’hanno portato dalla Francia alla Romania, passando per la Polonia. Nel 2003, Micari è stato visiting professor al Laboratoire de Mecanique des Systemes e dell’Ecole Nationale Supérieure d’Arts et Métiers di Parigi. Due anni dopo, sino al 2009, è stato presidente dell’Associazione italiana tecnologia Meccanica (Aitem) e della Conferenza per l’ingegneria. Nella sua carriera accademica ha assunto la carica di valutatore di progetti di ricerca per conto della Foundation for Polish Science, in Polonia, ed è stato membro dell’International expert panel per la valutazione del sistema di ricerca della Romania. I primi contatti coi palazzi della politica sono arrivati con le collaborazioni col ministero dell’Istruzione e con quello dello Sviluppo economico, per cui il docente siciliano ha svolto ricerche e progetti industriali.
IL SUCCESSO ALLE PRIME ELEZIONI
Nell’ottobre del 2015, sulle note di Gaudeamus Igitur e tra gli applausi degli studenti, Micari è stato eletto rettore dell’Università di Palermo con 1.401 voti su 2.150 aventi diritto, pari all’84% delle preferenze. Dopo il decreto di nomina dell’allora ministro del Miur, Stefania Giannini, l’1 novembre Micari s’è insediato all’ateneo. “Sono felice del risultato ottenuto”, disse il professore subito dopo l’esito delle urne, “perché parte dai ragazzi e arriva ai colleghi. Sarà un compito impegnativo, ma l’Università di Palermo ha grandi potenzialità, a patto che creda in se stessa, nella comunicazione e nel territorio. E’ un’Università viva e forte, che non viene valutata per quel che merita realmente”. Il 2 novembre, dopo essere entrato in carica, Micari approfondì il discorso sul canale di YouTube dell’ateneo. “Ci sono parecchie cose da fare”, sottolineò il rettore. “La macchina amministrativa dev’essere resa più performante e occorrerà agire sull’offerta formativa per renderla maggiormente aderente alle esigenze degli studenti”. In particolare, da ricercatore, Micari, il cui mandato scadrà il 31 ottobre 2021, si diede l’obiettivo di sostenere ricerche e progetti dei singoli.
CORSI E RICORSI POLITICI
Durante il suo insediamento, nella sala dell’Università erano presenti il sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, che ora ricopre la stessa carica alla Salute, e il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. Due anni dopo, Orlando è stato il primo a suggerire il nome di Micari a Renzi e Faraone è il fedelissimo del leader del Pd in Sicilia. Altra curiosità: all’Università di Palermo, Micari prese il posto di Roberto Lagalla, l’ex rettore che, proprio col suo successore, s’è giocato la candidatura col Pd alle regionali del 5 novembre. Pochi giorni fa, il possibile aspirante governatore ha parlato della possibilità di correre coi dem. “Se ci fossero le condizioni e un progetto che mi permettesse di continuare il lavoro che sto facendo per garantire il futuro dei nostri giovani, non sarei certo io a tirarmi indietro”. Queste, sinora, sono le uniche parole pronunciate da Micari a proposito dell’eventuale candidatura. Incassata la disponibilità del rettore, il Partito democratico dovrà convincere Mdp e la sinistra radicale a convergere su di lui. A giudicare dalla presa di posizione di Sinistra italiana, restia a entrare in una coalizione con Alfano, per i dem non sarà un compito semplice. “Il punto chiave per il nostro appoggio è la rottura di qualsiasi patto scellerato tra Pd e Alfano”, ha tagliato corto il segretario regionale di Si, Luca Casarini. “Le dichiarazioni degli esponenti di Sinistra Italiana ci lasciano perplessi e confusi”, ha replicato il segretario siciliano del Pd, Fausto Raciti. Nel frattempo, Micari attende l’ufficialità della sua candidatura a governatore della Sicilia. Come primo impegno politico, niente male.