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9 alti papaveri russi morti negli ultimi 9 mesi. Fatti, ipotesi e complottismi

mediterraneo daghestan, Russia, Putin

Mercoledì 23 agosto l’ambasciatore russo in Sudan, Mirgayas Shirinsky, è stato trovato morto nella piscina della sua casa di Khartum. Soffriva di pressione alta, e pare sia deceduto per cause naturali, per il momento però né dal governo locale, né da Mosca, arrivano altre informazioni. La morte di Shirinsky è la nona, negli ultimi nove mesi, che colpisce uomini d’altro profilo del governo russo; tra questi, sei diplomatici. Ci sono molte ricostruzioni complottiste online, alcune legano queste morti alle interferenze russe nelle elezioni presidenziali americane, ma ovviamente per il momento si tratta solo di speculazioni fantasiose. Diversi casi sono stati archiviati già come decessi naturali, alcuni sono aperti e sotto investigazione: non ci sono mai state prove di una qualche connessione o interdipendenza fra loro. La CNN ha fatto un rapido elenco (in ordine sparso).

L’AMBASCIATORE IN SUDAN

Shirinsky è morto mentre nuotava nella piscina della sua casa, ha riferito il canale all news Russia 24. Il portavoce dell’ambasciata russa ha parlato di evidenti sintomi di un forte attacco di cuore. È arrivata sul posto un’ambulanza, ma per i paramedici non c’è stato nulla da fare: Shirinsky era già deceduto. La polizia locale fa sapere di escludere qualsiasi genere di crimine.

L’AMBASCIATORE ALL’ONU

Il 20 febbraio di quest’anno è morto “improvvisamente”, diceva la nota del Cremlino, l’ambasciatore russo all’Onu, Vitaly Churkin. Era una star della diplomazia russa. Quando è morto si trovava nel suo ufficio di New York a lavorare, “carico di impegni”.

L’AMBASCIATORE IN INDIA

Circa un mese prima di Churkin era morto dopo una rapida malattia Alexander Kadakin, ambasciatore russo in India. Figura prominente della diplomazia asiatica (di lui si diceva che fosse “il più popolare” tra i diplomatici in India; “un grande amico dell’India”, lo definì il presidente indiano), morì poco dopo essersi ammalato e la sua morte non aveva “niente di speciale o straordinario”, spiegava in forma cautelativa la nota dell’ambasciata.

L’AMBASCIATORE IN TURCHIA (E UNA STRANA MORTE IN RUSSIA)

Il 20 dicembre del 2016, ad Ankara è stato ucciso Andrei Karlov. L’ambasciatore russo in Turchia è stato colpito a morte dai proiettili di un terrorista durante un’apparizione pubblica. Si ricorderanno le immagini dell’attentato trasmesse praticamente in diretta televisiva. In quello stesso giorno Petr Polshikov, alto funzionario del ministero degli Esteri russo, era stato trovato morto nella sua casa di Mosca. La moglie lo trovò sul loro letto con un cuscino in faccia, tolto il cuscino si scoprì che Polshikov aveva un’evidente ferita alla testa. La polizia ha archiviato il caso come accidentale, il governo ha detto che la morte non è connessa col ruolo ricoperto dal diplomatico.

IL DIPLOMATICO RUSSO MORTO AD ATENE

All’inizio di gennaio un diplomatico russo, Andrey Malanin, dipendente senior dell’ambasciata in Grecia, è stato trovato morto ad Atene. I colleghi che non l’avevano visto al lavoro per qualche giorno aveva avvisato la polizia, che lo trovò sul pavimento di casa senza vita. Morte naturale dice una prima ricostruzione, ma gli stessi poliziotti greci, molto aperti nel parlare in forma anonima con i giornali, sono sempre stati scettici. C’è un’inchiesta in atto.

L’EX SPIA

Un ex ufficiale dell’Fsb, Oleg Erovinkin, l’intelligence federale russa, è stato trovato morto nella sua auto il 26 dicembre dello scorso anno. Era seduto al volante, parcheggiato in una strada secondaria di Mosca. Nel fascicolo che la polizia ha redatto sul caso non è riportata la causa della morte. Erovinkin non è un personaggio di secondo piano: è stato anche il capo dello staff di Igor Sechin, boss del colosso petrolifero Rosneft e super intimo della presidenza russa.

IL POLITICO D’OPPOSIZIONE MORTO A KIEV

Martedì 22 agosto davanti all’albergo in cui viveva con la moglie a Kiev, è stato ucciso da un’arma da fuoco Denis Voronenkov, politico dell’opposizione al Cremlino. Viveva in Ucraina dall’ottobre scorso, ha testimoniato contro l’ex presidente ucraino parlando delle continue interferenze russe nel paese. Il governo di Kiev ha palesemente definito la morte un “atto di terrorismo di Stato da parte delle Russia” – Mosca nega coinvolgimenti.

UN UOMO DEL CONSOLATO MORTO A NEW YORK

Non era passata nemmeno un’ora dall’apertura dei seggi la mattina dell’8 novembre, quando la poliza arrivò nei pressi del consolato russo a New York e trovò a terra, per strada, Sergei Krivov, un dirigente della struttura diplomatica responsabile del settore sicurezza. Prima il governo russo fece sapere che s’era buttato dal tetto del palazzo, poi disse che era morto per un attacco di cuore. Aveva una profonda ferita alla testa secondo il rapporto del NYPD. L’autopsia ha scoperto che c’era stata un’emorragia interna, probabilmente dovuta a un tumore.

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