Lo sgombero di un palazzo di Roma occupato abusivamente da quattro anni da circa 600 extracomunitari, in gran parte eritrei, ha riproposto in un colpo solo molti aspetti dell’immigrazione in Italia: un’enorme quantità di persone senza permesso di soggiorno che cerca di arrivare alla fine della giornata in tutti i modi possibili; il ripristino della legalità in una situazione al limite come quella del palazzo di via Curtatone, nei pressi di piazza Indipendenza e dunque a poche centinaia di metri dalla Stazione Termini; la tensione tra i cittadini che, purtroppo, negli ultimi mesi tendono in tutta Italia ad avere sempre più spesso atteggiamenti di fastidio se non di razzismo; le scelte di fondo del governo Gentiloni su Libia, flussi migratori, ruolo delle Ong e così via.
Cominciamo da quest’ultimo punto perché nella politica italiana, da destra e da sinistra, ogni occasione è buona per accusare l’avversario e figuriamoci quello che potrà accadere da qui alle elezioni politiche della prossima primavera. Lo sgombero di sabato 19 agosto e gli incidenti di giovedì 24, quando molti immigrati cacciati da quel palazzo si erano accampati in piazza Indipendenza e avevano poi bloccato il traffico di fronte a Termini, sono stati immediatamente addebitati al ministro dell’Interno, Marco Minniti, come se il codice per le Ong valesse anche per le occupazioni abusive. Un esempio per tutti: Pippo Civati. L’ex deputato del Pd e oggi con Sinistra italiana ha chiesto che Minniti riferisca in Parlamento definendo quanto accaduto “una violenza e una durezza che sono indicatori del clima avvelenato che c’è nel Paese a causa della campagna avviata da governo e maggioranza”. Ovvio che Civati sia già in campagna elettorale, ma lo scontro politico non risolve gli scontri di piazza.
Il palazzo di via Curtatone, 32mila metri quadrati, era occupato da circa 600 persone dal 2013 e nel 2015 il Tribunale di Roma lo aveva sottoposto a sequestro preventivo proprio a causa dell’occupazione abusiva. Nello stesso anno i Vigili del fuoco avevano segnalato l’enorme rischio di incendi vista la presenza di numerose bombole per il gas e l’assenza di estintori: sono stati questi i motivi che il 3 agosto hanno fatto decidere lo sgombero al Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza. Inoltre vi abitavano soggetti già coinvolti in un’inchiesta sul traffico di esseri umani e vi si svolgevano loschi traffici. Purtroppo, però, vi dormivano anche persone non pericolose come alcune badanti o un’eritrea di 73 anni in Italia da 40 e che vi abitava da pochi mesi perché evidentemente senza alternative. Subito dopo lo sgombero del 19 agosto le situazioni più delicate (anziani, disabili, minori) sono state prese in carico dai servizi sociali e le persone ospitate in alloggi pagati dalla proprietà del palazzo. Moltissimi altri, però, si sono rifiutati anche nei giorni successivi di accettare le offerte di alloggio provvisorio, forse aizzati dal Movimento per la casa che per sabato 26 ha programmato un corteo. Altre tensioni sono quindi possibili.
Gli incidenti sono stati duri e per fortuna i feriti sono pochissimi e leggeri: bombole di gas lanciate contro la polizia, idranti usati dagli agenti sia per facilitare lo sgombero che per spegnere focolai pericolosi, un funzionario di Ps che ha detto ai suoi agenti “spaccategli un braccio” se gli immigrati avessero tirato qualcosa contro di loro, un episodio su cui la Questura farà accertamenti e che è la brutta faccia della medaglia rappresentata dal poliziotto che accarezza una donna in lacrime. Il reparto sotto inchiesta non è stato più utilizzato dopo quell’episodio. La sintesi finale è del prefetto di Roma, Paola Basilone, che ha ringraziato le forze dell’ordine per aver ripristinato “le condizioni di vivibilità e di legalità, anche sotto l’aspetto igienico-sanitario, a piazza Indipendenza”.
Quando la polizia interviene in operazioni di ordine pubblico è scontato che la politica si schieri a favore o contro gli agenti, rispecchiando in questo caso le idee opposte sull’immigrazione. Anche alcune organizzazioni umanitarie hanno criticato l’uso della violenza da parte della polizia, facendo però tutto un fascio tra gli immigrati bisognosi di protezione e quelli che si rifiutano di eseguire uno sgombero inevitabile o che bloccano il traffico davanti alla stazione più importante della Capitale. A Roma sono ospitati circa 9mila migranti e le occupazioni abusive sono un male antico. Dopo gli incidenti la Caritas di Roma ha contestato l’assenza di programmazione chiedendo un tavolo presso la Prefettura per monitorare e gestire le occupazioni, senza che se ne occupino magistratura e forze dell’ordine. Ancora una volta, dunque, si confonde l’accoglienza con il rispetto delle regole: l’occupazione abusiva non può essere “gestita” perché costituisce un reato, proprio quello di cui si occupano magistrati e poliziotti. Solo che la Libia e il codice delle Ong non c’entrano: è una drammatica emergenza che riguarda centinaia di migliaia di immigrati clandestini, molti dei quali pagati in nero da italiani. Di fronte a un reato e a situazioni igieniche e di sicurezza precarie intervenire è obbligatorio.