Le elezioni italiane sono un appuntamento decisivo anche per il futuro dell’Europa e della moneta unica. A testimoniarlo è un report degli analisti della banca americana Citigroup, che riassume le aspettative dei mercati e valuta dal punto di vista economico pregi e difetti degli scenari che potrebbero attendere l’Italia dopo il 25 febbraio.
Bersani-Monti, la coalizione più attendibile (e la preferita dai mercati)
Classificando i potenziali risultati delle elezioni italiane del 24 e il 25 febbraio, la banca americana ritiene che una coalizione Bersani-Monti (l’aspettativa prevalente dei mercati al momento, auspicata anche da New York Times e Financial Times) dovrebbe essere la più positiva per l’euro, oltre che lo scenario più probabile sulla base degli ultimi sondaggi disponibili prima delle elezioni.
La moneta unica trarrebbe giovamento nella misura in cui il risultato delle elezioni allontani la minaccia di un Parlamento senza maggioranza. Gli economisti di Citi sottolineano che ci potrebbero essere notevoli differenze tra Bersani e Monti per quanto riguarda la velocità e la portata delle riforme del mercato del lavoro (Monti ha già indicato la sua preoccupazione per l’atteggiamento degli alleati di sinistra di Bersani, in primis Sel). Questo potrebbe significare che l’incertezza politica in Italia potrebbe tornare anche dopo che questa coalizione di sinistra si sia formata. C’è – per Citigroup – il dubbio che una opzione simile possa rafforzare l’euro, anche se ciò potrebbe giovare in un contesto di guerre valutarie nei confronti di monete come yen, dollaro e sterlina.
L’anatra zoppa: uno scenario imprevedibile
La seconda ipotesi è quella di un Parlamento dimezzato – la cosiddetta “anatra zoppa” – che si realizzerebbe se l’alleanza di centrodestra di Berlusconi dovesse conquistare un numero sufficiente di seggi al Senato, utili a negare a Bersani e Monti la maggioranza in quel ramo. Questo scenario è cresciuto man mano di probabilità in queste settimane. Un Parlamento dimezzato potrebbe aggiungere incertezza politica in Italia, se il governo di minoranza non riuscisse a trovare sostegno politico per proseguire sulla strada delle riforme intraprese. Questo varrebbe sia per un eventuale governo di minoranza composto da Bersani-Monti se orientato a centrosinistra, sia per uno composto da Berlusconi-Monti, se orientato nel senso opposto.
Commenti recenti del primo ministro dimissionario sembrano suggerire che la seconda opzione non si possa escludere del tutto.
Focus sul centrodestra
Berlusconi ha recentemente dichiarato che è disposto a partecipare a una grande coalizione di partiti di destra e di sinistra. Un simile risultato potrebbe ridurre l’incertezza politica nel periodo immediatamente successivo alle elezioni solo in piccola misura. Alcuni rischi rimarranno in piedi comunque.
In particolare, il governo tecnocrate di Monti è stato sostenuto da un’ampia coalizione dei principali partiti politici. L’accordo non si è rivelato però duraturo e il governo per le riforme è stato ben presto abbandonato non appena le condizioni di mercato migliorate.
Nel caso nessuna delle parti acconsenta a formare un governo di minoranza o a partecipare a una grande coalizione si potrebbe andare a nuove elezioni, come nel caso della Grecia nell’estate del 2012.
Gli analisti della banca americana ritengono che un caso di anatra zoppa potrebbe contribuire a rendere ancora più in salita il percorso della moneta unica, facendola avvicinare ad un cambio euro/dollaro di 1,30.

Bersani e Vendola, un freno alle riforme
Un trionfo alle urne per il partito di centrosinistra di Bersani, il Pd (potenzialmente come parte di un’alleanza di sinistra con Sel), è un risultato che sembra meno probabile a vedere secondo i più recenti disponibili sondaggi pre-elettorali. Se però dovesse realizzarsi, tale scenario potrebbe essere visto meno utile alla moneta unica di una coalizone Bersani-Monti. Un governo di sinistra potrebbe essere tentato di ritardare importanti riforme strutturali e del mercato del lavoro e ciò potrebbe aggiungere altre preoccupazioni per la competitività internazionale dell’Italia e per le sue prospettive di crescita.
Questo avverrà soprattutto se i rappresentanti del partito guidato da Vendola che fanno porteranno al governo le loro idee anti-riforme manifestate prima delle elezioni.
La vittoria di Berlusconi? Un danno per l’euro
La vittoria finale per Berlusconi pare per Citigroup lo scenario meno probabile per il momento. Potrebbe anche essere l’ipotesi più dannosa per l’euro dati i risultati piuttosto deludenti della precedente amministrazione Berlusconi, che nel 2011 ha lasciato l’Italia a combattere contro il debito e la crisi finanziaria.