La decisione di Mdp di non votare la relazione al Def è solo un gioco di bassa politica per mettere in difficoltà non Renzi, ma Gentiloni. “Non mi sento più politicamente dentro la maggioranza”, ha detto Roberto Speranza. Siamo ormai alla vigilia della fine della legislatura. Questa decisione ha una sua spiegazione, non per un dissenso sul bilancio, ma perché D’Alema, Speranza e altri, temono che la legislatura possa concludersi con un giudizio positivo su Gentiloni presidente del Consiglio, in Europa e in Italia. Temono che Gentiloni possa costituire una reale alternativa allo stesso Renzi, nella prospettiva del Pd. Se Renzi capisce come stanno effettivamente le cose, anche e soprattutto nei suoi riguardi, potrebbe fare un passo indietro separando la segreteria del Pd dalla candidatura a premier.
Questa eventualità è auspicata da Giuliano Pisapia, ed è invece temuta da D’Alema, Speranza e soci. La linea è sempre quella di modeste minoranze che si scindono: tanto peggio, tanto meglio. Costoro pensano, e questo è anche vero, che Renzi orgogliosamente sostenuto dai suoi estimatori nel Pd sia in caduta in una larga fascia di elettori del centrosinistra, e quindi sarebbe un buon bersaglio per la campagna elettorale del Mdp. Miserie politiche.
D’Alema, a Cartabianca, è stato esplicito: “Il bilancio dello Stato sarà in ogni caso approvato dai berlusconiani, anticipando così il patto post elettorale Renzi-Berlusconi“. Insomma, smascherare Renzi e farne il bersaglio della campagna elettorale. Ecco perché temono Gentiloni. Ripeto: miserie politiche, che nulla hanno a che fare con i gravi problemi aperti in Italia e in Europa, e nulla hanno a che fare con la storia della sinistra responsabile.
(Tratto dal profilo Facebook di Emanuele Macaluso)