Per meglio comprendere il contesto e – diciamolo pure – la reale utilità della “Correzione filiale” a Bergoglio, firmata da una sessantina di teologi e docenti, sarà necessario partire da un esempio pratico.
Giuseppe uccide Marco. Giuseppe commette un delitto. L’assassinio, che potrebbe essere tanto doloso quanto no, è visto da Luca. Giuseppe è materialmente un assassino. Luca può dichiararlo tale anche formalmente, ovvero dinanzi alla legge? Assolutamente no. Lo potrà fare quando un tribunale, al termine di un procedimento penale, lo dichiarerà tale. Solo in quel momento Giuseppe sarà un assassino agli occhi di tutta la comunità civile.
L’analogia calza anche la situazione interna alla chiesa. Bergoglio (come i suoi predecessori, del resto) esprime quotidianamente dottrine contrarie al magistero e alla dottrina cattolica. È una semplice constatazione data dal raffronto con i documenti. Bergoglio è materialmente eretico. Posso, io, definirlo eretico anche formalmente, ovvero davanti alla chiesa? Evidentemente no: per farlo occorrerebbe dimostrare che questi rifiuti coscientemente il magistero e vi si opponga volontariamente. Solo in quel momento, Bergoglio diventerebbe eretico formale, così come Giuseppe assassino formale dopo una sentenza di condanna.
È possibile dimostrare la pertinacia di Bergoglio? Anche qui, la risposta è negativa. È indubbio, infatti, che per l’occupante della Sede Apostolica (come per i suoi predecessori, del resto) le dottrine promulgate dal Concilio Vaticano II, che rappresentano la vera e unica fonte degli errori e alla crisi ecclesiale alla quale assistiamo, sono perfettamente cattoliche e non in rottura con il magistero precedente. Di questo possono esserne sinceramente convinti.
Il punto, ora, è che un laico non ha alcuna autorità per “correggere” Bergoglio. Ancor più se lo si ritiene Papa legittimo e Vicario di Cristo al quale, da abc del catechismo, si deve solamente obbedienza e che, per definizione, è sempre (sempre) assistito dallo Spirito Santo. Chi ha avrebbe questa autorità? I cardinali e vescovi con giurisdizione. Ma, guarda caso, nessun cardinale o vescovo residenziale ha sottoscritto la “Correzione” che si rivela, dunque, l’ennesima bolla di sapone. Perché, in fondo, la domanda è: ma un semplice cattolico digiuno di beghe teologiche e dottrinali chi ascolterà? Un gruppetto di laici tradizionalisti o il Papa (riconosciuto come tale) e i vescovi in comunione con lui? Ahimè la risposta è evidente. E la “Correzione filiale” non apporterà alcunché di positivo all’interno della crisi dell’autorità che investe la chiesa da oltre 50 anni.