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Come cambia l’affidabilità delle imprese in Italia

Nel 2012 l’affidabilità potenziale delle imprese è ulteriormente diminuita, mettendo in forse i pagamenti dovuti ai fornitori anche da parte di clienti che non avevano mai dato problemi. Le piccole imprese continuano a presentare le maggiori difficoltà; Lazio, Campania e Calabria le regioni più rischiose. I risultati dell’Osservatorio CRIBIS D&B sulla rischiosità commerciale delle imprese italiane

Chiunque formi il nuovo governo in Italia, ammesso che sia possibile una governabilità, dovrà abbandonare gli slogan da campagna elettorale e le promesse ad effetto e mettere mano ai veri problemi del Paese, quelli con cui cittadini e imprese devono fare i conti quotidianamente. A livello di imprese, per esempio, non si potrà sottovalutare un dato che continua a peggiorare da anni, ovvero il rischio di insolvenza: a fine dicembre 2012, più dell’11% delle imprese italiane presenta un’alta rischiosità di generare insoluti commerciali nei confronti dei propri fornitori nei 12 mesi successivi e quasi il 46% ha una rischiosità media. Solo nel 6% circa dei casi la rischiosità è bassa (nel 2008 era bassa per quasi il 10% di imprese). I dati sono il frutto dell’Osservatorio sulla rischiosità commerciale realizzato da CRIBIS D&B (società del Gruppo CRIF specializzata nelle business information).

“A cinque anni dall’inizio della crisi, le difficoltà delle imprese italiane non sono assolutamente superate”, indica Marco Preti, Amministratore Delegato di CRIBIS D&B. “Al contrario, molte imprese che a fatica erano riuscite a non soccombere durante questa durissima fase congiunturale, spesso facendo ricorso all’impiego diretto di capitali propri, stanno accentuando i segnali di repentino cedimento con evidenti ripercussioni anche sui propri partner commerciali. Nel corso del 2012, 1 insoluto grave su 4 è provenuto da clienti con un’anzianità superiore ai 5 anni, quindi da clienti storici che si pensava di conoscere bene e su cui di solito le aziende sono molto esposte sia come valore della fornitura, sia come tempi di pagamento”.

Il rischio elevato di generare insoluti commerciali caratterizza in misura maggiore le piccole imprese, quelle che rappresentano la nervatura della nostra struttura produttiva (quasi il 95% del totale): le piccole e micro-imprese hanno un livello di rischiosità commerciale che si aggira sull’11% del totale, contro il 6% circa delle grandi imprese che risultano inaffidabili.
Quali i settori più a rischio? Il commercio all’ingrosso (19,35% del totale delle imprese è a rischio insolvenza, ben sopra la media); male anche edilizia, trasporti, distribuzione, commercio al dettaglio: poche le imprese considerate affidabili.

Le imprese ad alta rischiosità potenziale sono concentrate a fine 2012 nel sud e nelle isole (il 15% del totale), e poi nel centro (quasi il 13%), nel nord ovest (quasi il 9%) e nel nord est (il 7%). Lazio, Calabria e Campania restano le regioni con la quota maggiore di imprese con alta rischiosità (tutte presentano oltre il 17% di imprese “inaffidabili”). Le regioni meno rischiose sono invece Trentino Alto Adige, Valle D’Aosta e Veneto.
CRIBIS D&B offre alle imprese strumenti per semplificare le loro operazioni quotidiane e sfruttare al meglio il loro patrimonio informativo (CRIBIS.com, CRIBIS iTRADE Lab), per esempio ridefinendo i termini di pagamento e gestendo i crediti insoluti, ma certo un cambiamento del quadro macroeconomico sarebbe prezioso per le nostre imprese.



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