La Turchia non perde tempo e a pochi giorni dal referendum per l’indipendenza del Kurdistan, il presidente della Repubblica, Recep Tayyip Erdogan, ha incontrato la sua controparte Hassan Rohani. Una visita che ha molte sfaccettature e che va al di là della reazione alla consultazione in Nord Iraq dello scorso 25 settembre.
I due Paesi, entrambi legati da un patto con Mosca che sembra sempre più solido, hanno avuto da confrontarsi sui provvedimenti da prendere come reazione alla consultazione, ma nei nomi evocati durante il colloquio ci sono anche quelli di Israele e degli Stati Uniti, che tanto secondo Rohani, quanto secondo Erdogan giocano un ruolo non secondario nelle ambizioni indipendentiste dei curdi.
Si tratta di un particolare non di poco conto. Sembra che il referendum sul Kurdistan indipendente sia destinato a rafforzare quello che appare sempre di più il nuovo assetto sul futuro Medioriente. Da una parte Turchia e Iran, con Mosca alle spalle, e dall’altra il blocco saudita con Riyad in asse in Il Cairo.
Se si conta che proprio nei mesi scorsi, il Qatar si è staccato dal grande troncone dei Paesi del Golfo e che in questo momento è in corso una grande crisi con l’Arabia Saudita, allora il fronte turco iraniano potrebbe arricchirsi di un alleato strategico. Le relazioni fra Ankara e Doha sono ottime, dopo che il presidente della Repubblica, Recep Tayyip Erdogan, si è posto come difensore degli interessi dell’emirato, con tanto di truppe stanziate sul suo territorio e ponti aerei per non fare mancare alla popolazione i generi di prima necessità.
Una Turchia che si fa sempre meno problemi ad accettare alleanze trasversali, come quelle con l’Iran, in mano agli sciiti. Tutto è utile per conquistare un posto al sole, anche se si deve stare al fianco di qualche alleato per convenienza. Sembra che la priorità, al momento, sia prevalere su quello che c’è dall’altra parte.