Il dipartimento di Stato americano ha approvato venerdì la vendita all’Arabia Saudita del Defence Area High Altitude (il Thaad, diventato noto per essere considerato il principale sistema di difesa su cui Seul può contare per contrastare la minaccia di Pyongyang). L’accordo, dal valore di 15 miliardi di dollari, è descritto da Foggy Bottom come un elemento importante per “garantire la sicurezza nazionale americana” e “gli interessi in politica estera”, oltre che dare sostegno alla difesa di un alleato contro le minacce regionali. Saranno 360 i pezzi del sistema costruito dalla Lockheed Martin che andranno in mano a Riad.
“Notare la tempistica”, commenta su Twitter Germano Dottori, docente di Studi strategici della Luiss di Roma: e in effetti il momento non sfugge perché si incastra in due affari internazionali di primissimo piano. Giovedì il re saudita Salman è andato in Russia, ha incontrato il presidente Vladimir Putin in un evento storico, ha chiuso con Mosca affari economici e militari, e tra questi c’è la vendita degli S-400, il sistema di difesa aerea di punta nell’arsenale russo. Inoltre, in questi giorni l’accordo nucleare con l’Iran, nemico esistenziale saudita, è tornato al centro della scena, con la Casa Bianca che sta studiando i passi per tirarsi indietro dall’intesa multilaterale, e Teheran che potrebbe aprire a trattare sul proprio programma missilistico, considerato da Washington un motivo per stracciare il Nuke Deal e da Riad un elemento di preoccupazione per cui armarsi di missili da intercettazione come quelli che spara il Thaad. Per rinfrescare: quando l’amministrazione Obama siglò l’accordo nucleare con l’Iran fu rapidamente approvato (una settimana dopo) la vendita di 600 missili Patriot all’Arabia Saudita. I Patriot sono missili da intercettazione un po’ meno potenti del Thaad.
Si tratta di un segnale importante, perché nell’avvio delle relazioni Russia/Arabia in molti leggono un ritiro dell’influenza americana in Medio Oriente, che ha lasciato spazio a Mosca. Questo ruolo sempre più centrale è stato riconosciuto dalla pragmatica del nuovo policy-maker saudita, Mohammed bin Salman (il figlio del re e nuovo erede al trono), e a questo si legano i contatti di giovedì. L’annuncio della vendita dei Thaad americani era stato fatto a maggio, durante la pomposa visita del presidente Donald Trump a Riad, ma il Congresso s’era preso tempo per l’approvazione, passato rapidamente venerdì al dipartimento di Stato, che l’agenzia dell’amministrazione statunitense a cui compete formalizzare certi affari.
Il sistema Thaad sembra essere diventato un vettore di politica estera. Lo schieramento in Corea del Sud, infatti, oltre ad avere lo scopo tecnico di intercettare eventuali missili nordcoreani, è anche un messaggio alla Cina: Pechino lo detesta perché lo considera un passo forte verso la militarizzazione a targa americana di un’area su cui vorrebbe avere diritti monopolari.
(Foto: Flickr, US Missile Defense Agency)