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Perché il tavolo al Mise sull’Ilva si è chiuso prima di aprirsi

Il tavolo tra Am Investco e sindacati sul futuro dell’Ilva è convocato a data da destinarsi. È questo l’esito dell’incontro al dicastero dello Sviluppo economico, Mise, che ha visto ieri il ministro Carlo Calenda confrontarsi, prima, col management del gruppo che ha acquisito l’azienda siderurgica e, subito dopo, con le delegazioni sindacali in attesa nel salone degli Arazzi, nella sede ministeriale tra via Veneto e via Molise a Roma.

LO STOP DATO DA CALENDA

“Bisogna ripartire dall’accordo di luglio- ha spiegato il ministro, dove si garantivano i livelli retributivi. Se non si riparte da quell’accordo la trattativa non va avanti. Abbiamo iniziato l’incontro con l’azienda comunicando che l’apertura del tavolo in questi termini è irricevibile, in particolare per gli impegni sugli stipendi e l’inquadramento, su cui c’era l’impegno dell’azienda. Non possiamo, come governo, accettare alcun passo indietro su retribuzioni e scatti di anzianità acquisiti che facevano parte degli impegni”.

PINOTTI CON GLI OPERAI

Ma le intenzioni dell’esecutivo erano già emerse in un articolo pubblicato in mattinata dal Secolo XIX in cui il ministro della Difesa, Roberta Pinotti dichiarava esplicitamente che il governo sta al fianco delle preoccupazioni dei lavoratori e non certamente dall’altra parte.

“Ne ho parlato con Calenda – aveva sottolineato la titolare della Difesa al quotidiano genovese – e anche con laviceministro Bellanova. Ci sarà questo tavolo al Mise e il ministro invita tutti ad un confronto aperto schietto e democratico. So che nel mondo sindacale ci sono posizioni differenti ma è importante ribadire quello che mi ha detto Calenda, cioè che siamo interessati a far rispettare all’azienda tutto quello che è stato sottoscritto.E noi vogliamo lavorare per diminuire il numero degli esuberi”.

I RISCHI PER I LAVORATORI

Il rischio per gli operai dell’Ilva, che oggi hanno incrociato le braccia in tutti i siti del gruppo, da Taranto, a Genova, fino a Novi Ligure, era proprio nella proposta contenuta nel piano industriale di Am Investco: la prospettiva di 4mila esuberi e la perdita di circa 7mila euro tra anzianità e premi.

PALOMBELLA E GLI ESUBERI

“Il governo –ha spiegato Rocco Palombella, segretario generale della Uilm- ha preso una posizione molto forte nei confronti del gruppo industriale. La apprezziamo. Ma per noi il nodo resta quello degli esuberi perché non abbiamo concordato con la controparte alcuna eccedenza. A nostro giudizio per i livelli produttivi è possibile mantenere gli attuali livelli occupazionali”. Così il segretario generale Uilm, Rocco Palombella, al termine del dell’incontro al dicastero dello Sviluppo economico sull’Ilva commenta lo stop imposto dal governo ad Am Investco in assenza di garanzie salariali e contrattuali per i lavoratori previsto dal piano industriale. “Siamo addirittura  convinti che il rilancio di Taranto possa portare a nuove assunzioni. Al momento nessun nuovo appuntamento in vista dato che il ‘management’di  Arcelor Mittal ha sottolineato che si sarebbe dovuto consultare con gli azionisti non avendo in questo caso specifico autonomia decisionale”.

IL CINGUETTIO DELLA RE DAVID

Con un tweet Francesca Re David, leader della Fiom, ha rappresentato la posizione dei metalmeccanici della Cgil: “”Bene stop Governo al tavolo trattativa. Ma non è sufficiente. Su #Ilva non accettabili licenziamenti, esternalizzazioni e riduzioni salari”.

LE GARANZIE CHIESTE DA BENTIVOGLI

Dello stesso livello le battute di Marco Bentivogli, segretario generale della Fim, ai giornalisti: “ “Il ministro Calenda – ha detto il leader delle “tute blu” della Cisl – ci ha comunicato, dopo averlo fatto ad Arcelor Mittal che non è accettabile aprire il tavolo senza garantire le condizioni salariali e contrattuali dei lavoratori. Prima dell’inizio dell’incontro il ministro ha chiesto all’azienda di cambiare impostazione, Am Investco ha chiesto tempo per verificare mandato. Pertanto il tavolo è stato annullato. L’azienda dovrà tornare al tavolo dopo confronto con azionisti. Se ciò non avvenisse il governo metterà in campo tutto quanto in sue prerogative per rispetto impegni presi”.

BELLANOVA RINCARA LA DOSE

Il viceministro allo Sviluppo economico, Teresa Bellanova, intervenendo al programma televisivo “Tagadà” su “La 7”, ha ulteriormente confermato le intenzioni del governo: “ “Il tavolo si riapre se azienda rivede questa sua posizione: non si parte da meno di 10 mila lavoratori e non si parte da un peggioramento delle condizioni economiche”.

TENSIONE A GENOVA

Un po’ di tensione si è percepita nel corso della manifestazione degli operai a Genova. I dipendenti dello stabilimento ligure sono partiti in corteo verso la prefettura dove li attendeva un cordone di agenti in assetto antisommossa: non si sono registrati incidenti, ma solo il lancio di alcuni petardi e fumogeni.

IL RICHIAMO AGLI AZIONISTI

E’ difficile prevedere quando verrà riconvocato il tavolo tra le parti interessate. Di certo c’è ha chiesto ufficialmente ad Arcelor Mittal di confermare il piano occupazionale e di riconoscere un costo medio che si aggira sui 50mila euro. “Dato che questa conferma – ha chiosato il ministro Calenda- non è venuta, abbiamo detto che senza questo impegno il tavolo non si può aprire e richiameremo gli azionisti alle loro responsabilità”.


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